Si allunga l’elenco degli attacchi brutali contro i migranti, che ha colpito le residenze dei richiedenti asilo così come le moschee. Dalla notte di lunedì si sono registrati ancora episodi di violenza da parte dell’estrema destra in tutto il Regno Unito, da Belfast in Irlanda del nord, a Darlington nel nord est dell’Inghilterra, fino a Plymouth nel sud del paese. Così, al termine della giornata di ieri e in vista di quella di oggi, che si teme ancora peggiore, il governo di Londra mantiene la linea dura contro i «teppisti» bianchi di estrema destra che ormai da più di una settimana prendono di mira la comunità dei musulmani britannici e i migranti, dopo l’omicidio di tre ragazze a Southport (Liverpool) per mano di un 17enne britannico di origini ruandesi.

Ieri sera a Londra si è riunito di nuovo il comitato di crisi, presieduto dal premier laburista Keir Starmer, a cui partecipano ministri responsabili della sicurezza, vertici delle forze dell’ordine e dei servizi di intelligence per far fronte all’emergenza. «Non siamo di fronte ad una protesta, ma a disordini violenti, che come tali devono essere trattati: atti criminali», ha scandito ieri durante la riunione del governo il primo ministro Starmer. Fu proprio l’attuale leader del Labour, a fronteggiare in qualità di procuratore generale le rivolte dell’agosto 2011. In quel caso si trattava di una protesta di tutt’altro segno, iniziata con l’uccisione da parte della polizia del black british Mark Duggan e portò all’arresto di quasi 2000 persone, mentre i fermati per le violenze di questi giorni sono al momento circa 400.

Numeri destinati a crescere, come sale la tensione in vista delle manifestazioni apertamente razziste e islamofobe convocate per questa sera alle 20, ora di Londra. La rabbia dell’ultradestra corre e si organizza sul social, attraverso gruppi o servizi di messaggeria. Proprio per questo non è facile prevedere con esattezza dove le manifestazioni avranno luogo, anche se secondo la polizia se ne dovrebbero svolgere circa una trentina in tutto il paese.

E sempre via social passa la polemica di Elon Musk, il miliardario fondatore di Tesla che non risparmia le frecciate politiche attraverso il social da lui stesso posseduto, X (già Twitter). «È la Gran Bretagna o l’Unione sovietica?», si domanda il tycoon – che già aveva polemizzato con Starmer parlando di «guerra civile inevitabile» – riferendosi alla presunta limitazione della libertà di espressione nei confronti dei britannici bianchi.

Centrale, d’altronde, nell’organizzazione dell’ultradestra britannica il ruolo dei social. Solo grazie alla diffusione di fake news è stato possibile soffiare sul fuoco della rabbia, che ha portato ai gravissimi episodi di questi giorni. Ed è proprio grazie alla gestione di Elon Musk che è stato riammesso su X Tommy Robinson, forse il più pericoloso agitatore della destra xenofoba britannica.