Aggiornamento di lunedì 19 febbraio alle 11.15

Con il 98% dei voti scrutinati, il Pp ha vinto le elezioni in Galizia ottenendo la maggioranza assoluta con 40 seggi su 75. Secondo è arrivato il Blocco nazionale galiziano con 25 seggi, poi il Psoe con 9 seggi (Reuters).

Poche volte un’elezione locale, soprattutto nella regione della Galizia, aveva avuto un’importanza tanto grande per gli equilibri politici di tutto il paese. Eppure il voto dei circa due milioni di galiziani e galiziane chiamati alle urne oggi potrebbe diventare una bomba atomica o un’ancora di salvataggio per il partito popolare, quello che ha più da perdere dai risultati dello scrutinio. Che peraltro stasera non sarà il definitivo: il voto dei molti galiziani all’estero potrebbe – è già successo – far cambiare colore ad alcuni seggi chiave.

Il numero di elettori all’estero di questa comunità autonoma (regione) è il più elevato di tutta la Spagna, e le elezioni di oggi si giocheranno sul filo di una manciata di seggi.

Attualmente ostenta la maggioranza assoluta il Pp, che ha governato la maggior parte degli anni in questa regione, da cui provenivano fra gli altri Mariano Rajoy e il dittatore Francisco Franco. Ma anche l’attuale leader del partito, Alberto Núñez Feijóo, che è stato catapultato a Madrid direttamente da qui: ha guidato la Xunta dal 2009 fino al 2022, anno in cui venne defenestrato il suo predecessore alla guida dei popolari, Pablo Casado.

La vittoria in questo feudo azzurro per Feijóo è più importante che mai: simbolicamente e politicamente. Il suo successore, Alfonso Rueda, politico scialbo e senza personalità, in due anni alla guida del governo regionale non ha saputo uscire dalla mediocrità ed è assai meno conosciuto che la sua principale avversaria, Ana Pontón, leader del partito BNG, blocco nazionale galiziano, un partito nazionalista di sinistra, alleato del partito catalano Esquerra republicana, e del partito basco Bildu (con cui ha concorso alle elezioni europee nel 2019, e ora lo farà anche a giugno). Tutte le proiezioni la danno come secondo partito, e l’unica candidata che può disputare la leadership a Rueda, in coalizione con il partito socialista, che arriverà terzo guidato da José Ramón Gómez Besteiro, molto vicino a Pedro Sánchez.

foto della chiusura della campagna elettorale di Sumar Galizia
La chiusura della campagna elettorale di Sumar Galizia, foto Europa Press via App

Incognita Sumar: non è chiaro se riuscirà a infrangere l’alta barriera (imposta in questi anni dal Pp) del 5%: se lo dovesse fare, potrebbe arrivare ad avere fino a due dei 75 seggi del parlamento gallego.

La burrascosa scissione di Podemos, però, potrebbe impedire a Marta Lois, candidata di Yolanda Díaz (anche lei galiziana e per molti anni deputata regionale come rappresentante di Izquierda Unida in una coalizione che si chiamava Alternativa galiziana di sinistra) di entrare nel parlamento.

La candidata di Podemos è la sindacalista Isabel Faraldo, ma i viola non hanno speranza di entrare, anche perché non hanno mai corso in Galizia da soli, e questo è il momento più debole del partito.

L’altro partito che non è chiaro se riuscirà a superare la barriera del 5% è Vox: nessun sondaggio prevede che questo possa accadere. Ultimo attore in campo è il sindaco della città di Ourense, Armando Ojea, un verso libero che, se riuscisse a ottenere il seggio nella provincia di cui è sindaco, potrebbe far pendere la bilancia da un lato o dall’altro dello scacchiere politico.

Ad ogni buon conto, gli elettori sanno che a disputarsi la vittoria saranno Rueda, che porta in bottino la maggioranza assoluta ereditata da Feijóo (42 seggi), e Pontón, che già guida il secondo partito nell’assemblea, e che potrebbe guadagnare abbastanza seggi per unire le forze coi socialisti e sbancare la destra. Anche Sumar ha già detto che si sommerebbe alla maggioranza di sinistra.

Il partito popolare per la prima volta mostra evidenti segni di nervosismo. La campagna elettorale è stata molto violenta, cosa che non è abituale da queste parti. È iniziata con la crisi ecologica dei pellet, le palline di plastica disperse lungo tutta la costa galiziana da una nave da carico, crisi a cui il governo di Rueda ha reagito con moltissime settimane di ritardo e con scarsa efficacia. Ma poi il tono è andato in crescendo, con il Pp che ha ossessivamente utilizzato contro il Psoe l’argomento dell’amnistia, e del terrorismo ETA (che non ha mai colpito queste terre e che è scomparso più di un decennio fa), dove brillava per la sua assenza un progetto per la Galizia.

Fino ad arrivare al momento in cui Feijóo, intervenuto direttamente in campagna, d’improvviso e a sorpresa ha cambiato la narrativa del partito e ha ammesso che durante i negoziati per la formazione del governo Sánchez aveva offerto ai nazionalisti catalani l’indulto per Puigdemont, cosa che fino al giorno prima considerava alla stregua di un tradimento alla patria. Perché questo cambio repentino? Tutti credono che sia per timore alla velata minaccia dello stesso Puigdemont di rivelare l’ipocrisia dei popolari, che sono arrivati a portare al Parlamento europeo la polemica contro l’amnistia – che dovrebbe essere approvata martedì dal congresso: “Presto si saprà tutto”, aveva detto sibillino.

È un fatto che, nonostante la forza del Pp in questa comunità con una forte componente rurale, nonostante una legge elettorale che infrarappresenta le provincie più urbane, e più progressiste, e gonfia la rappresentazione di quelle rurali, la campagna elettorale di Feijóo è stata disastrosa, e Pontón ha un’aurea di vincitrice.

Per non parlare delle previsioni sulla partecipazione, molto alte, cosa che qui, come accade spesso, è sempre associata a una vittoria della sinistra. Nessuno mette la mano sul fuoco, ma tutti sanno che se il Pp perde la Xunta, la catastrofica carriera politica di Fejióo si chiude qui.

Dietro scalda già i motori Isabel Díaz Ayuso, la potente leader senza scrupoli della comunità di Madrid. Solo una vittoria, anche per un seggio, di Rueda può salvare il leader popolare. Almeno fino alle elezioni europee.