Solo un decimale ci separa dalla recessione, mentre l’inflazione cala ma solo grazie al tracollo (rispetto all’anno scorso) dell’energia facendo fare una figura di palta al gaffeur Adolfo Urso e al suo claudicante «carrello tricolore».

Istat e Eurostat ieri mattina hanno disegnato il burrone verso il quale il governo Meloni sta portando il paese.

QUANTO AL PRODOTTO interno lordo, la crescita nel secondo trimestre aveva segnato una contrazione dello 0,4% su base annua. Per la recessione tecnica servono due trimestri consecutivi: lo «zero» – molto diplomatico – di ieri salva il governo Meloni dalla figuraccia. La crescita è comunque al palo sia rispetto al trimestre aprile-giugno, sia confrontata con il terzo trimestre del 2022. Da inizio anno la crescita acquisita del Pil si ferma allo 0,7%.

A OTTOBRE I PREZZI al consumo sono diminuiti dello 0,1% su base mensile, con un aumento dell’1,8% sensibilmente più basso del +5,3% registrato a settembre. Il dato ‘di fondo’ al netto degli energetici e degli alimentari freschi rallenta dal +4,6% di settembre al +4,2%. Il valori acquisito si ferma al 5,7% per l’inflazione.

Sull’inflazione è arrivata una improvvida dichiarazione del ministro Adolfo Urso. La riportiamo in modo completo: «Grazie al Sistema Italia per questa prova di coesione e di solidarietà che ha avuto un pieno e straordinario successo. Nel primo mese del “carrello tricolore” l’inflazione è crollata di 3,5 punti percentuali, dal 5,3% all’1,8%, migliore performance in Europa! E siamo per la prima volta ben al di sotto di Francia, Germania e Spagna e della stessa media dell’Eurozona. Obiettivo raggiunto!», ha esultato su X il ministro delle Imprese e del Made in Italy. Che però non si è contenuto, peggiorando ulteriormente le sua propaganda che fa pugni con la matematica. Per Urso si tratta di «una frenata senza precedenti, frutto anche delle efficaci misure messe in campo nel settore dei carburanti e della corale iniziativa del “carrello tricolore”. Grazie ai commercianti e agli esercenti, alle reti delle farmacie e delle parafarmacie, alla grande distribuzione organizzata per il loro immediato riscontro e grazie anche alla filiera produttiva, all’industria e all’agricoltura e ai grandi marchi del Made in Italy, per aver scelto di aderire al Patto anti inflazione: un successo dell’intero sistema Paese. Ora abbiamo l’obiettivo di consolidare il dato raggiunto, rilanciando così i consumi e la produzione in vista delle festività natalizie e di fine anno», conclude felice il ministro.

I CONSIGLIERI DEL POVERO URSO non sono purtroppo intervenuti. Lasciando al ministro una figuraccia inenarrabile. Basta copiare il comunicato dell’Istat per spiegare come il «carrello tricolore» non abbia avuto effetto: «In termini tendenziali – certifica l’istituto – i prezzi dei Beni alimentari, per la cura della casa e della persona sono passati da +8,1% a +6,3% e quelli dei prodotti ad alta frequenza d’acquisto da +6,6% a +5,6%».

Dunque il «carrello della spesa», il paniere con i beni alimentari di base, è diminuito molto meno dell’inflazione generale, facendo addirittura aumentare il differenziale fra i due incidi che Urso puntava addirittura ad azzerare entro fine anno, scadenza del «trimestre anti inflazione», il patto siglato con (una parte) della filiera alimentare. A settembre l’inflazione generale era al 5,3% contro 8,1% del «carrello della spesa», a ottobre l’indice generale è 1,8% contro il 6,3% dei beni alimentari: dunque il differenziale è passato dal 2,8% a settembre al 4,5% di ottobre. È dunque quasi raddoppiato, alla faccia di Urso e il suo carrello.

Ha gioco facile la Cgil ad attaccare: «Urso mistifica la realtà. Il “carrello tricolore” è inutile, se non peggio. a ottobre, ossia nel primo mese di entrata in vigore, l’indice dei “Beni alimentari, per la cura della casa e della persona”, il cosiddetto “carrello della spesa”, ha registrato una variazione tendenziale di +6,3% (rispetto a ottobre 2022) e una variazione congiunturale di +0,1% (rispetto a settembre 2023)», afferma il segretario confederale Cgil Christian Ferrari.

Anche i consumatori non ci stanno: il calo va confrontato con il livello altissimo dello scorso anno (circa il 12%) e il carrello della spesa è comunque ad un livello altissimo.