Saranno in tanti in questi giorni ad «esaltarsi» (usiamo un verbo che dice che si tratta di istinti e non di razionalità) per l’arrivo alla base di Ghedi del primo cacciabombardiere F-35 che l’Aeronautica Militare destina al gruppo dei “Diavoli Rossi” nell’ambito del 6° stormo (sempre soprannomi aggressivi… ma poi alcuni hanno il coraggio di definirli investimenti di pace…). Anche la livrea di coda sarà speciale, comprendendo anche il simbolo di questo gruppo di volo.

Ma perché tanta attenzione? Perché tanta importanza (reale, purtroppo)? Deriva da qualcosa che – c’è davvero da esserne convinti – in realtà in molti non sono in grado di cogliere in tutta la gravità del proprio impatto. Perché il gruppo dei “Diavoli rossi” è quello destinato a mantenere attiva e operativa la cosiddetta «capacità non convenzionale» della nostra Aeronautica. Uscendo dagli eufemismi militari della Difesa: in questo gruppo ci sono coloro che si addestrano ogni giorno a portare sui propri aerei e a «dispiegare» le bombe con testate nucleari presenti a Ghedi.

Lo ripetiamo: ci sono piloti e aerei italiani che ogni giorno impiegano tempo, risorse e capacità nell’esercitarsi a bombardare con i più potenti e inumani ordigni mai costruiti dall’uomo. In particolare, si tratterà in questo caso della nuova versione B61-12 trasportabile via aereo che sarà non più solo a caduta gravitazionale balistica ma possederà un nuovo sistema di coda che ne garantirà guida e direzionabilità in un raggio finale di errore di circa 30 metri… e con una potenza “low-yeld” regolabile da 0,3 – 1,5 – 10 e 50 kiloton (quella delle bombe atomiche di Hiroshima e Nagasaki era di circa 20 kiloton).Queste nuove caratteristiche le renderebbero, secondo alcune dottrine militari, più adatte ed utilizzabili per un attacco nucleare preventivo, il cosiddetto first strike.

E invece di ieri è la notizia che la partenza da Brescia della Mille Miglia è stata inaugurata dal sorvolo sulla città di una formazione compatta dei Tornado attualmente di stanza all’Aerobase di Ghedi. Far inaugurare la Mille Miglia ai caccia è una decisione che non può essere derubricata a mero evento folkloristico.

Non si tratta, infatti, delle Frecce Tricolori: uno stormo militare ma con funzione acrobatica e di esibizione. Sono veri aerei da guerra che non hanno solo la funzione di interdizione e di ricognizione ma sono soprattutto cacciabombardieri supersonici nella versione l’Ids (Interdiction and Strike) per l’attacco al suolo.

È la prima volta che questo avviene: nel 2019 la Mille Miglia era entrata nella base militare di Ghedi, ma i Tornado erano rimasti a terra. Stavolta l’hanno inaugurata sorvolando in formazione i cieli di Brescia. Un salto di qualità che appartiene a pieno titolo alla crescente militarizzazione della società, dei suoi eventi culturali.

Molta gente dunque ha festeggiato e festeggerà la capacità del nostro Paese di fondare un pezzo della propria sicurezza sulla capacità di minacciare un eventuale nemico con un’arma che non si può non definire genocida, perché progettata per cancellare dalla faccia della Terra intere città in pochi minuti, e con esse centinaia di migliaia di vite (per non parlare delle conseguenze successive per il fall-out radioattivo).

Ad alcuni, dunque, pare accettabile o ancora di più auspicabile (da festeggiare) che un’Italia che dovrebbe basare le proprie scelte politiche e di relazione con altri popoli su principi di pace e democrazia stia invece impiegando pensiero, strategie e fondi per una falsa sicurezza basata su ricatto e violenza minacciata.

Non dobbiamo accettalo, perché non vogliamo che il nostro futuro, quello dei nostri cari e delle nostre comunità abbia queste come fondamenta. Per tale motivo la Rete Italiana Pace e Disarmo e Senzatomica saranno attivisti ed esperti di tutto il mondo a Vienna in occasione della “nuclear ban week” e della prima Conferenza degli Stati Parte del Trattato TPNW, la prima norma internazionale di messa al bando delle armi nucleari. Perché il mondo ha urgentemente bisogno di un piano realistico e pratico per liberarsi di queste armi, non di “feste” per cacciabombardieri nucleari…

* Coordinatore Campagne della Rete Italiana Pace e Disarmo