La Corte penale internazionale dell’Aja batte un colpo, anzi due. È di ieri l’annuncio dell’avvio di un’«indagine preliminare», che potrebbe un giorno sfociare in un procedimento per crimini contro l’umanità, nei confronti del presidente filippino Rodrigo Duterte. Dopo migliaia di omicidi extragiudiziali, si attenzionano i metodi brutali – peraltro più volte “rivendicati” – con cui Duterte conduce la sua «guerra al narcotraffico».

Nelle stesse ore, forse per tranquillizzare Washington, la stessa Cpi – che non è un organismo delle Nazioni unite ma è comunque collegata al Palazzo di vetro – annuncia l’avvio di un’analoga indagine sul Venezuela, per capire se ci sia stato un uso eccessivo della forza da parte della polizia negli scontri di piazza della scorsa primavera. Diversamente al caso che riguarda il capo di stato delle Filippine, questa seconda indagine non riguarda il presidiente venezuelano Nicolâs Maduro, ma per l’opposizione la notizia è comunque degna di festeggiamenti.