Sono quasi due milioni i residenti dello Stato dell’Assam, India nord-orientale, che da ieri rischiano ufficialmente di perdere la cittadinanza indiana. Le autorità locali hanno pubblicato la lista finale del National Registry of Citizens (Ncr), l’esito di un censimento indetto per individuare gli «immigrati illegali» nello Stato.

L’Nrc era stato aperto nel 1951 per determinare chi, tra i residenti in Assam, fosse effettivamente nato nello Stato – e quindi con diritto alla cittadinanza – e chi invece fosse immigrato illegalmente dal contiguo Bangladesh (fino al 1971, Pakistan Orientale).

Il primo e ultimo aggiornamento del registro, iniziato nel 2015 e portato a termine nella giornata di ieri, chiedeva alle famiglie assamesi di dimostrare l’ingresso in Assam entro e non oltre il 24 marzo 1971, un giorno prima dell’indipendenza del Bangladesh dal Pakistan.

Ogni individuo doveva produrre documentazione a sostegno della propria cittadinanza (certificato di nascita, certificato di residenza…) per non essere sospettato di immigrazione illegale, fenomeno che interessa flussi provenienti dal Bangladesh, Stato a maggioranza musulmana.

La caccia agli immigrati bangladeshi è uno dei cavalli di battaglia del partito di governo Bharatiya Janata Party (Bjp), guidato dal primo ministro Narendra Modi, che esprime anche il governo locale dell’Assam. Giocando sul sillogismo bangladeshi=immigrato musulmano, i politici locali del Bjp, partito di destra hindu, da anni promettono di rispedire tutti i bangladeshi «a casa loro».

Un progetto che secondo il presidente del Bjp e attuale ministro degli interni indiano Amit Shah potrebbe presto venire esteso al resto del paese. Celebre una dichiarazione di Shah che si riferiva agli immigrati illegali musulmani con l’appellativo «termiti».

I detrattori del Bjp ritengono che l’Ncr non sia altro che uno strumento per deportare «legalmente» la popolazione musulmana dell’Assam. Secondo gli ultimi dati demografici ufficiali (2012), in Assam vivono quasi 31 milioni di persone, di cui un terzo di fede musulmana.

Complici standard di archiviazione burocratica particolarmente caotici e tassi di analfabetismo rilevanti specie nelle zone rurali, la precisione scientifica del processo di scrematura dell’Ncr, supervisionato dalla Corte suprema indiana, è abbastanza sui generis.

I media locali indiani da settimane raccolgono storie tragicomiche di famiglie in cui, ad esempio, padre e figlia sono stati riconosciuti come assamesi, mentre madre e figlio come immigrati bangladeshi illegali.

Non è ancora chiaro quale sia il futuro per gli 1,9 milioni di nomi inclusi nella lista dell’Ncr. La procedura prevede una finestra di 120 giorni per presentare ricorso in oltre 200 tribunali istituiti ad hoc in Assam, seppur questa opzione rimanga proibitiva per i molti indigenti nella lista.

Nel frattempo, secondo quanto riportato dalla Bbc, almeno un migliaio di «immigrati illegali» sono rinchiusi in sei centri di detenzione realizzati in diversi centri carcerari in Assam. L’obiettivo del governo Modi sarebbe costruirne un altro di dimensioni maggiori, con una capienza di tremila persone.

A rafforzare le accuse di discriminazione su base religiosa, all’inizio dell’anno il parlamento indiano ha varato una legge che accorda la cittadinanza indiana a qualsiasi migrante proveniente da Afghanistan, Bangladesh e Pakistan, a patto che non sia di fede musulmana.

Commentando a caldo la lista dell’Ncr, l’esponente del Bjp in Assam Himanta Biswa Sarma si è detto insoddisfatto: «[La lista] avrebbe dovuto escludere molti più immigrati illegali».