Quasi 1.300 km oltre il confine: quello lanciato ieri dall’Ucraina è uno degli attacchi che dall’inizio della guerra è arrivato più in profondità nel territorio russo, in Tatarstan, regione altamente industrializzata a sudovest di Mosca. Obiettivo dei droni di Kiev una delle più grandi raffinerie di petrolio russe, che produce circa 340.000 barili al giorno, e un sito di assemblaggio dei droni Shahed forniti a Mosca dall’Iran. Secondo media indipendenti russi, per assemblare i droni Mosca impiega studenti, e infatti 13 sono rimasti feriti ieri nell’attacco secondo il ministro della Salute del Tatarstan: dall’analisi delle immagini sembra che a essere stato colpito sia uno dei loro dormitori.

IL GOVERNATORE della regione, Rustam Minnikhanov, ha confermato gli attacchi con droni «contro imprese a Yelabuga (un video che circola online mostra l’esplosione di un drone sulla locale raffineria Elaz-Nefteproduct, ndr) e Nizhnekamsk». Secondo le autorità russe, un altro attacco contro la raffineria Taneco (360.000 barili al giorno) è stato intercettato in tempo. In giornata però un incendio è scoppiato all’interno della fabbrica, che secondo l’agenzia di stampa russa Ria Novosti sarebbe stato domato nel giro di 20 minuti, senza conseguenze sulle infrastrutture e la produzione.

La stampa ucraina ha scritto che dietro gli attacchi c’è l’unità di intelligence dell’esercito di Kiev. Il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov ha affermato che si sta facendo di tutto per «minimizzare» i danni arrecati dai droni ucraini, mentre il capo del comitato della Difesa della Duma, Andrey Kartapolov si è spinto a dichiarare: «Quando prenderemo Kiev porremo fine a questo caos dei droni». Dall’Europa, dove si trovava ieri per un incontro con il presidente Emmanuel Macron alla vigilia del summit dei ministri degli Esteri della Nato a Bruxelles, il segretario di Stato Usa Antony Blinken ha risposto a una domanda sugli attacchi in Russia dichiarando che Washington «non supporta né favorisce attacchi ucraini al di fuori del proprio territorio».
Parallelamente, sono continuati i bombardamenti russi: nella nottata di ieri dei droni indirizzati sulle infrastrutture energetiche delle regioni di Dnipro e Kirovohrad hanno colpito una centrale elettrica, causando un incendio, mentre nove droni sono stati intercettati a Dnipro, dove i loro detriti hanno causato altri due incendi e ferito cinque persone, riporta il governatore regionale.

PROPRIO IERI all’Aia, durante una conferenza di funzionari ucraini e europei, è stato ufficialmente lanciato il Registro dei danni per l’Ucraina, aprendo all’invio di richieste di risarcimento per le distruzioni causate dall’invasione russa: «Oggi il registro – si legge nella nota ufficiale del Consiglio d’Europa – riceverà le sue prime richieste. Si tratta dal primo, sostanziale e necessario passo verso un meccanismo di compensazione internazionale». La prima categoria di danni che verrà presa in considerazione è quella ai domicili: «La distruzione di case in un contesto di guerra ha un impatto immenso sulla vita delle persone. In questa categoria ci aspettiamo fra le 300.000 e le 600.000 richieste».
Sempre in Russia invece, nella città occidentale di Pskov, al confine con la Lettonia, ieri è stato sequestrato dalle autorità un carico di icone sacre ortodosse, a detta delle forze dell’ordine inviato dall’Ucraina e transitato attraverso l’Unione europea: all’interno delle icone c’erano degli esplosivi fatti in casa.

A PARIGI, intanto, oltre a Macron Blinken ha incontrato il suo omologo Stéphane Séjourné e il ministro della Difesa Sébastien Lecornu, nell’ambito di una giornata dedicata proprio all’«imperativo» di mantenere il sostegno degli alleati a Kiev. «Stiamo garantendo – ha dichiarato Blinken – l’esistenza di un’Ucraina in grado di stare in piedi da sola in termini militari, economici, democratici. E questa è la migliore risposta all’aggressione di Putin». A questo scopo, dalla Francia il segretario di Stato è tornato a sollecitare i repubblicani al Congresso affinché sblocchino i fondi Usa destinati alla difesa di Kiev, dove nel frattempo Zelensky ha abbassato l’età per la coscrizione da 27 a 25 anni.