Niente viaggio a Mosca, Draghi stamattina presiederà il Consiglio dei ministri al quale è stato invitato – come prevede il recente trattato del Quirinale – il ministro degli esteri francese, poi parteciperà a una riunione da remoto del G7 e in serata sarà a Bruxelles per il consiglio europeo straordinario. Tema unico di tutti gli incontri naturalmente l’Ucraina, ma il presidente del Consiglio ha deciso di annullare il suo viaggio diplomatico in Russia dopo la decisione di Putin di muovere i fanti. L’annuncio lo ha però dato Di Maio, che ieri mattina ha tenuto un’informativa al senato (bissata al solito nel pomeriggio alla camera): «Riteniamo che non possano esserci nuovi incontri bilaterali con i vertici russi, finché non ci saranno segnali di allentamento della tensione». È la linea Usa, anticipata non a caso dall’annullamento del previsto incontro tra il segretario di stato americano Blinken e il ministro degli esteri russo Lavrov.
Poco dopo, intervenendo a Firenze a un meeting organizzato dai vescovi italiani con a tema proprio la pace, è stato lo stesso Draghi a offrire una chiave di lettura di questa chiusura. «Gli eventi in Ucraina ci portano a ribadire che le prevaricazioni e i soprusi non devono essere tollerati», ha detto il presidente del Consiglio.

Ma è al titolare della Farnesina che ha replicato molto duramente l’omologo russo, attraverso una nota ufficiosa del ministero degli esteri diffusa dall’agenzia Tass: «È una strana idea della diplomazia – dice la nota – la diplomazia è stata creata per risolvere situazioni di conflitto e alleviare la tensione, e non per viaggi vuoti in giro per i Paesi e degustare piatti esotici a ricevimenti di gala», velenoso riferimento probabilmente alla recente missione proprio di Di Maio in Ucraina e Russia che non ha fatto segnare grandi risultati. «I partner occidentali – la conclusione della nota riferita dalla Tass, in perfetto stile muscolare putiniani – devono imparare a usare la diplomazia in modo professionale». Parecchie ore dopo, dalla Farnesina è arrivata una risposta altrettanto anonima, nella quale «fonti» del ministero degli esteri dicono «no alle provocazioni» e assicurano che «l’Italia è impegnata a trovare soluzioni diplomatiche per scongiurare una guerra». A Di Maio, accusato neppure troppo velatamente da Mosca di essere un dilettante, è arrivata la solidarietà del Pd: «Toni e sostanza inaccettabili», ha detto la responsabile esteri Lia Quartapelle. Protagonista poco prima di un attacco all’alleato di governo Salvini.

La questione delle sanzioni a Mosca torna infatti a dividere la maggioranza. E un po’ anche il centrodestra, con Forza Italia che sceglie una linea atlantica e la Lega che si avvicina alle posizioni sovraniste di Fratelli d’Italia. Accade infatti che Salvini si precipiti a commentare un tweet dell’altro rappresentante per gli esteri della Ue, Joseph Borrel, il quale martedì sera aveva deciso di usare il suo profilo per dare la notizia delle sanzioni. In uno dei tweet, poi rimosso, aveva spiegato che le sanzioni per gli oligarchi russi avrebbero significato «niente più shopping a Milano, feste a Saint Tropez e diamanti ad Anversa». Per Salvini, che lo ha rilanciato sullo stesso social, quello di Borrell è stato un tweet «ridicolo o forse tragico». «La Lega – ha chiesto allora Quartapelle – sostiene le sanzioni Ue contro l’aggressività della Russia? Su questo non possono esserci ambiguità e sarebbe bene che il twittatore seriale Salvini ci facesse sapere come la pensa». Cosa che il senatore e capo leghista in effetti ha fatto poco dopo: «La penso come Draghi, la posizione della Lega è quella del premier. L’atteggiamento di dialogo ed equilibrio mi sembra assolutamente il più utile». Le sanzioni, ha detto, «sono sempre l’ultima delle possibilità da perseguire perché gli italiani sono quelli che ci vanno di mezzo più di altri». E proprio ieri a completare lo sforzo di moderazione Salvini è andato in visita da Mattarella al quale ha garantito che la Lega non darà problemi al governo. Ma su twitter tornava a girare un suo post del 2015, quando con la foto del presidente russo sulla maglietta nell’aula di Strasburgo proponeva: «Cedo due Mattarella in cambio di mezzo Putin».