Dopo quattro mesi, quando l’interesse internazionale è fortemente calato, l’esercito israeliano ha ammesso ciò che aveva negato con forza: lo scorso 11 maggio a Jenin un suo soldato con ogni probabilità ha sparato e ucciso «per errore» la giornalista palestinese americana di Al Jazeera, Shireen Abu Akleh. Allo stesso tempo, Israele afferma che «non è possibile determinare in modo inequivoco la fonte» dei colpi e per questo la Procura militare non aprirà un’indagine penale contro il soldato. Irritata la reazione della famiglia della giornalista che nei mesi scorsi aveva chiesto senza successo un intervento della comunità internazionale su Israele: «Si tratta di un tentativo di nascondere la verità ed evitare responsabilità. Non può passare così l’uccisione da parte di Israele della nostra cara Shireen».