Prima il simbolo, che in diplomazia conta: l’Eliseo ha insistito sul fatto che «è la Francia che invita». Poi i contenuti. Ieri a Roma, nella Villa Bonaparte, un palazzo di metà del XVIII secolo non lontano da Porta Pia, sede dell’ambasciata francese in Vaticano, Macron ha ricevuto il presidente Usa, Biden.
È il primo incontro di persona tra i due presidenti, dopo due telefonate, in seguito allo strappo dell’Aukus di metà settembre, la vendita sfumata per Parigi di 12 sottomarini all’Australia, in seguito a un accordo nel Pacifico con gli Usa e la Gran Bretagna, che ha escluso la Francia. Le relazioni tra Francia e Usa avevano toccato il fondo, ieri c’è stato un inizio di riconciliazione.

BIDEN HA AMMESSO che gli Usa sono stati «maldestri», non hanno agito «con molta eleganza», che la Francia è un «alleato leale e prezioso». Lo scambio Macron-Biden è iniziato con più di un’ora di ritardo, prima dell’inizio del G20, a causa dell’incontro del presidente Usa con il papa e Mario Draghi. Al di là di qualche gesto affettuoso, Macron resta prudente: la riconciliazione è solo «all’inizio», poco prima da Parigi il portavoce del governo, Gabriel Attal, ha parlato di un «cammino lungo e esigente» per ristabilire le relazioni tra Usa e Francia come nel passato, prima dello sgarbo dell’Aukus. Per Parigi, ci vuole qualcosa «di concreto». Le richieste francesi sono precise: Parigi chiede a Biden di convertirsi alla filosofia del «en même temps», accettare cioè che la sovranità europea – «l’autonomia strategica» – conviva con la Nato, a favore della sicurezza mondiale. La Francia preme per una partnership strategica con la Nato, anche se molti in Europa frenano e continuano a dare fiducia all’Alleanza atlantica (conterà molto la posizione del nuovo governo tedesco): per Macron è importante, a due mesi dalla presidenza francese semestrale del Consiglio europeo (dal 1° gennaio) e a 6 mesi dalle presidenziali, per dare consistenza a una campagna europeista contro una numerosa serie di sfidanti sovranisti, a destra, estrema destra ma anche a sinistra. La Francia, che ha l’arma nucleare, sottolinea con insistenza il disimpegno statunitense in Europa, la concentrazione di Washington sull’Asia-Pacifico, il fallimento della partenza da Kabul, per dimostrare la necessità di un’autonomia europea. La Francia attende inoltre un sostegno statunitense in Sahel, dove Parigi sta organizzando un mezzo ritiro, ma ha sempre bisogno dell’appoggio Usa, soprattutto aereo.

LE RELAZIONI Francia-Usa sono destinate a riscaldarsi anche grazie all’arrivo della vice-presidente, Kamala Harris, l’11-12 novembre a Parigi, per il Forum della Pace, dove verrà di nuovo discussa, secondo l’Eliseo, «l’importanza della relazione transatlantica per la pace e la sicurezza nel mondo».
Al G20, la Francia, con la Ue, insiste anche con gli Usa sull’aiuto ai paesi poveri per la transizione climatica: Bruxelles si impegna a versare 25 miliardi l’anno (sui 100 promessi dalla comunità internazionale), per Parigi «la Ue è alla punta, adesso aspettiamo gli Usa».

A ROMA, MACRON deve anche incontrare Boris Johnson, in piena crisi franco-britannica sulla pesca del post-Brexit, mentre l’ambasciatrice francese a Londra è stata convocata dal governo per «chiarimenti». Ieri, Londra ha minacciato di imporre «controlli rigorosi» sulle navi da pesca europee, dopo l’annuncio di Parigi che dal 2 novembre verrà proibito lo sbarco di pescherecci francesi nei porti francesi. La Francia, “in legame con la Commissione europea”, chiede alla Gran Bretagna di rispettare gli accordi sulle licenze di pesca, da concedere agli europei.