Si va dai tre milioni cinquantacinquemila cinquecento ai quattro milioni ottocentounomila cinquecento. È la cifra che avrebbe dovuto pagare chi ha strappato al mare gli 873 migranti arrivati in Italia dall’inizio dell’anno se l’ultimo decreto del ministro degli Interni Matteo Salvini, il cosiddetto decreto sicurezza bis, fosse già in vigore. Cifra notevole che corrisponde al valore dato dal Viminale – sulla base di chissà quali calcoli – alla vita di un migrante, che oscillerebbe – per fortuna senza fare distinzione tra uomini e donne – tra i 3.500 e 5.500 euro.

Ammesso che il provvedimento veda mai la luce. «Per me anche la settimana prossima in consiglio dei ministri», ha annunciato ieri Salvini con il solito tono di chi non si perde in chiacchiere. In realtà la strada è più in salita di quanto il ministro leghista vorrebbe far intendere. Dopo aver bollato le nuove norme come «il segno della disperazione di Salvini», gli alleati 5 Stelle promettono infatti battaglia contro un provvedimento che tra le altre cose si appropria di una parte non indifferente di poteri che appartengono oggi al ministro dei Trasporti Danilo Toninelli. Senza contare i rilievi che potrebbero arrivare dal Quirinale, a partire dalla scelta di procedere con un decreto anche su norme del codice penale e del codice di procedura penale. Provvedimento solitamente utilizzato in situazione di urgenza e che invece – per quanto riguarda l’immigrazione – Salvini impiega dopo che da mesi è proprio lui a decretare la fine dell’emergenza sbarchi. Per aggirare il possibile ostacolo nel testo si mette l’accento sulla «straordinaria necessità e urgenza di prevedere misure volte a contrastare prassi elusive dei dispositivi che governano l’individuazione dei siti di destinazione delle persone soccorse in mare», ma non è detto che basti.

Il nuovo giro di vite arriva sette mesi dopo il primo decreto sicurezza e punta a colpire in modo particolare chi si spende nel salvare la vita dei migranti. Oltre alle sanzioni tra i 3.500 e i 5.500 euro per ogni «straniero trasportato», nel testo sono previste sanzioni per quelle navi che, pur svolgendo operazioni di soccorso in acque internazionali, non rispettano le «istruzioni operative delle autorità Sar competenti o i quelle dello Stato di bandiera», un riferimento alla cosiddetta Guardia costiera libica. Inoltre nel caso la presunta violazione sia stata commessa da una nave battente bandiera italiana, è prevista la sospensione da 1 a 12 mesi o la revoca della licenza.

L’articolo 2 mette mano al Codice della navigazione trasferendo al Viminale competenze che oggi sono dei ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti. In particolare a quest’ultimo resterebbe il compito di vigilare sulla sicurezza della navigazione e di protezione dell’ambiente marino, attribuendo invece al Viminale la competenza a limitare o vietare il transito e/o la sosta nel mare territoriale qualora sussistano ragioni di ordinaria e sicurezza pubblica. Prevista anche l’estensione (articolo 3) alle procure distrettuali la competenza sui reati associativi di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, anche nelle ipotesi non aggravate e con la possibilità di effettuare intercettazioni preventive, insieme allo stanziamento (articolo 4) di tre milioni di euro per il triennio 2019-2021 per finanziare l’impiego di poliziotti stranieri per lo svolgimento di operazioni sotto copertura.

Immigrazione a parte, nel decreto è previsto u inasprimento delle sanzioni per i reati di devastazione, saccheggio e danneggiamento commessi nel corso di manifestazioni (articolo 5) e misure a tutela delle forze dell’ordine con l’inserimento di nuove fattispecie di reato. In questo caso a essere colpiti saranno quanti si oppongono agli agenti facendo uso di scudi o altri oggetti di protezione passiva, di materiali imbrattanti oppure chi utilizza razzi, fuochi artificiali o petardi, nonché chi fa ricorso a mazze, bastoni o altri oggetti contundenti.