Tutti i membri del Joint Chiefs of Staff del Dipartimento della Difesa, tranne uno, sono in quarantena: hanno recentemente preso parte a riunioni dove si è scoperta la presenza di positivi al test per il Covid-19, inclusa una tenuta nello spazio sicuro del Pentagono usato per informazioni riservate e noto come «il carro armato».

A dirlo alla giornalista della Cnn Barbara Starr è stato un funzionario della difesa che ha preferito rimanere anonimo, come tutti i membri dell’amministrazione o il personale della Casa Bianca che parlano con la stampa.

Anche il generale Mark Milley, il massimo ufficiale militare degli Stati uniti, è tra gli ufficiali in quarantena dopo che il vice comandante della Guardia costiera è risultato positivo al tampone. Sembra che il numero di contagiati abbia superato il numero di chi non ha contratto il Covid-19, ma a tutti è stata chiesta «discrezione».

A Washington si parla di un codice non scritto, don’t mask, don’t tell, niente mascherina e niente dichiarazioni, che parafrasa il codice di comportamento riguardo l’omosessualità adottato dall’esercito Usa negli anni ’90, don’t ask, don’t tell, non chiedere, non dichiarare.

Voci allarmate si alzano anche dalle file dei servizi segreti, i cui agenti hanno espresso «la propria rabbia e frustrazione a colleghi e amici», come scrive il Washington Post che ha dedicato a questo argomento un reportage molto ampio: «Non gli è mai importato di noi, ora meno che mai, non finge nemmeno che gli importi, adesso», ha dichiarato un agente dopo che ben 25 suoi colleghi, a causa di Trump, sono risultati positivi al tampone.

La vicenda della malattia di Trump in soli cinque giorni è passata dall’allarme all’incredulità, con la stampa stremata da messaggi contraddittori, dichiarazioni dei medici sempre monche e che hanno bisogno di essere interpretate, colpi di scena continui ed evidenti spallate di Trump che vuole dirottare lo svolgersi degli eventi a beneficio della sua campagna elettorale, in discesa libera.

Le notizie che trapelano dalla Casa bianca dove è confinato il tycoon non sono rassicuranti e raccontano del medico ufficiale, Sean Conley, obbligato alla sfida scoraggiante di tenere il presidente nella sua residenza mentre è ancora infetto e lontano dallo Studio ovale. Ma finora è stato Trump a dare tutte le indicazioni al suo medico, e non il contrario.

Ora Conley dovrà determinare quando Trump potrà uscire dall’isolamento per tornare sul sentiero della campagna; muoversi troppo presto potrebbe mettere a rischio la salute del presidente, ma più a lungo aspetta, maggiore sarà la pressione che dovrà affrontare da parte di Trump stesso che ha già annunciato di voler prendere parte al prossimo dibattito tv, indipendentemente dalla quisquilia del Covid-19.

La diffusa recalcitranza repubblicana sulle linee guida sanitarie federali portata avanti da Trump viene echeggiata dal resto del partito e mostra pochi segni di declino, anche se il Gop affronta problemi sempre più grandi proprio a causa del ricovero di Trump e di tutti gli assistenti della Casa bianca risultati positivi al coronavirus.

Non solo: la Casa Bianca non ha ancora detto quando è stato l’ultimo test negativo Trump: non si sa da quanto tempo è effettivamente malato ed esattamente chi ha esposto al virus.

La gestione della malattia di the Donald ha prevedibilmente rinvigorito il dibattito sulla sanità. In Illinois si è stabilito che gli anziani riceveranno presto una copertura sanitaria statale, indipendentemente dallo loro status con l’immigrazione: «Credo che ogni persona in America abbia diritto alla stessa assistenza sanitaria del presidente – ha scritto Bernie Sanders su Twitter – senza ticket, senza franchigie e senza spese vive. Se l’assistenza sanitaria finanziata dal governo è abbastanza buona per Trump, è abbastanza buona per tutti noi, come un diritto umano».