Dell’uccisione di Ismail Haniyeh si era saputo da poco. Di buon mattino Ismail al Ghoul e Rami Al Refee, rispettivamente giornalista e cameraman di Al Jazeera, sono saliti in auto per dirigersi al campo profughi di Shate, sulla spiaggia di Gaza city. Il capo politico di Hamas assassinato da Israele era nato lì e a Shate vivono ancora alcuni dei suoi parenti, o almeno quelli che non sono sfollati e hanno ancora un tetto.

AL GHOUL e Al Refee indossavano i giubbotti con la scritta «press» e la loro auto era contrassegnata come veicolo della stampa. Hanno raccolto qualche reazione all’uccisione di Haniyeh, quindi si sono allontanati dopo che soldati israeliani avevano intimato loro di lasciare la zona. Mentre si dirigevano all’ospedale Ahli un aereo ha centrato in pieno l’automobile. Un colpo diretto, l’esplosione ha decapitato entrambi i giornalisti. Ismail al Ghoul e Rami Al Refee sono gli ultimi due nomi sulla lista di 165 operatori dell’informazione uccisi a Gaza dal 7 ottobre. Per quasi dieci mesi i due giornalisti di Al Jazeera hanno contribuito a diffondere notizie ed immagini da Gaza offrendo al mondo una finestra sugli effetti devastanti dell’offensiva israeliana. Non potranno più farlo e a poco servirà la solidarietà giunta alla tv qatariota che ha già subito perdite tra i suoi giornalisti dal 7 ottobre.

LA MORTE dei due reporter ha aggravato il clima di lutto che regna ovunque nei Territori palestinesi occupati a causa dell’uccisione a Teheran di Ismail Haniyeh. Uno sciopero generale proclamato dalle formazioni palestinesi è stato osservato in Cisgiordania e a Gerusalemme Est. La città vecchia ieri era un quartiere fantasma. Poche persone in giro, nessun commerciante ha alzato la saracinesca. Lo stesso a Ramallah e nelle altre città cisgiordane. Il presidente dell’Anp Abu Mazen ha proclamato un giorno di lutto nazionale e ha definito un «atto di codardia» l’assassinio di Haniyeh.

Unanime il giudizio di condanna della popolazione in Cisgiordania e a Gaza. «Israele ogni giorno compie nuovi crimini ma non raggiungerà i suoi scopi, i palestinesi non si arrenderanno» ha detto Hilmi, uno studente di Ramallah a un’agenzia di stampa locale. «Hamas e Fatah (il partito di Abu Mazen, ndr) dovrebbero unirsi subito e guidare gli altri partiti nella lotta di liberazione nazionale». Saleh Al Shunnar, sfollato da Jabaliya, nel nord di Gaza, ha detto alla Cnn «non diciamo che Haniyeh è di Hamas o Fatah, piuttosto che era un leader palestinese. La sua morte è una notizia straziante per tutti noi a Gaza e in tutta la Palestina». «Abbiamo perso uno dei nostri, (Haniyeh) era come un padre per noi», ha aggiunto Hashem Al Saati, un altro abitante di Gaza. Droni e missili anche ieri hanno colpito la Striscia. A Deir al Balah, un aereo israeliano ha centrato in pieno un gruppo di persone e alcuni poliziotti di Hamas giunti sul posto per placare una disputa tra famiglie. Almeno 10 i morti. Sono 39.445 i palestinesi uccisi a Gaza da ottobre, 45 nelle ultime 24 ore.

TUTTI SI ASPETTANO una escalation in Cisgiordania. Le Brigate Qassam hanno già chiarito che l’assassinio di Ismail Haniyeh non resterà impunito. «È un caso grave e pericoloso che porta la battaglia a nuove dimensioni, e avrà ripercussioni importanti nell’intera regione», ha scritto in un comunicato l’ala armata di Hamas aggiungendo che «il nemico ha sbagliato i calcoli espandendo il cerchio dell’aggressione…il criminale Netanyahu sta guidando l’entità di occupazione verso l’abisso». Il braccio militare di Hamas poco dopo ha rivendicato i colpi esplosi contro un colono israeliano vicino all’insediamento di Kiryat Arba. L’uomo è rimasto ferito.

Israele non rivendica l’uccisione di Haniyeh ma alcuni ministri del governo Netanyahu non sono riusciti a trattenere la loro felicità sui social. Il premier israeliano è apparso ieri in tv, per affermare indirettamente la paternità di Israele dei colpi dati in poche ore a Hezbollah, Hamas e Iran. «Abbiamo inferto colpi devastanti a tutti i nostri nemici», ha detto Netanyahu dopo il gabinetto di sicurezza «Davanti ci sono giorni impegnativi, Israele esigerà un prezzo pesante per qualsiasi aggressione. È una guerra di sopravvivenza contro l’anello di missili di terrore intorno a noi. Siamo in lotta contro l’asse del male dell’Iran, siamo in guerra con le tre h: Hamas, Houthi e Hezbollah», ha proseguito Netanyahu che grazie a queste operazioni militari, presunte «limitate», sta recuperando consensi tra gli israeliani. Netanyahu ha ribadito che l’offensiva contro Gaza non cesserà presto. «Da tempo sono sotto pressione in patria e all’estero per porre fine alla guerra: non ho ceduto a quelle richieste prima e non cedo neanche adesso».