E’ un primo colpo ai decreti sicurezza di Matteo Salvini, anche se per mandarli definitivamente in soffitta bisognerà probabilmente aspettare la fine della settimana. Con 298 voti a favore e 224 contrari la Camera ha approvato ieri il voto di fiducia al decreto immigrazione e sicurezza pubblicato il 21 ottobre scorso in Gazzetta ufficiale dopo essere stato licenziato dal consiglio dei ministri. Perché il provvedimento possa passare al Senato deve però superare il voto finale previsto in teoria per oggi ma destinato a slittare per l’ostruzionismo del centrodestra che ha presentato quasi 300 ordini del giorno nel tentativo di ritardare il più possibile un esito che, almeno a Montecitorio, appare scontato. «I decreti di Salvini hanno creato solo problemi all’Italia», è stato comunque il commento al voto del viceministro dell’Interno Matteo Mauri. «Sull’immigrazione non serve né propaganda né demagogia ma saper gestire il fenomeno con razionalità e nel rispetto del diritto internazionale».

Per oggi alle 13,30 è prevista la riunione dei capigruppo per decidere il calendario dei lavori, ma è inevitabile che per il decreto i tempi si allunghino a dismisura. Per discutere i 284 ordini del giorno presentati da Lega, Fratelli d’Italia e Forza Italia (una trentina dei quali esaminati ieri) non basteranno infatti 23 ore. A queste va aggiunto il tempo per le dichiarazioni di voto finale, ma anche le pause per la sanificazione dell’aula, senza contare che per mercoledì alle 16 alla Camera è previsto l’intervento del ministro della Salute Roberto Speranza.

A meno che la maggioranza non chieda di procedere in notturna, la possibilità che slitti tutto a sabato prossimo si fa più concreta. «Il capo della lega con il sostengo del centrodestra sceglie la via dell’ostruzionismo. Si tranquillizzi, supereremo anche quest’ultimo ostacolo», spiega nel pomeriggio la dem Barbara Pollastrini.

Il voto di ieri ha escluso la possibilità che una volta al dunque possano esserci brutte sorprese per il governo. Anche i malumori espressi da una ventina di deputati 5 Stelle, che in commissione Affari costituzionali avevano presentato un emendamento in controtendenza rispetto agli orientamenti della maggioranza, sembra essere rientrato. Una situazione di tranquillità che non è detto che si ripeta al Senato, dove i numeri sui quali l’esecutivo può contare sono decisamente diversi e dove possibili dissidenti del Movimento 5 Stelle farebbero certamente la differenza.

Quando i decreti Salvini arrivarono in parlamento, vennero accompagnati da alcuni rilievi sollevati dal presidente Mattarella. Tra questi le maxi multe per le navi delle ong, cancellate in seguito anche per no rispetta il divieto del Viminale di entrare nelle acque territoriali italiane è comunque prevista una sanzione compresa tra i 10 e i 50 mila euro (solo dopo l’intervento di un giudice). Inoltre viene di nuovo prevista la possibilità per i richiedenti asilo di iscriversi all’anagrafe comunale e di chiedere la casta di identità e il ripristino di un sistema di accoglienza per i richiedenti asilo.

Altre tre novità importanti riguardano il decreto flussi, per il quale viene cancellato il numero di immigrati regolari che possono entrare in Italia per motivi di lavoro, la possibilità di trasformare in permessi di soggiorno per motivi di lavoro anche i permessi sanitari e la riduzione di tempi per la risposta alle domande di cittadinanza, che passano dai 48 previsti dai decreti salviniani a 24 prorogabili a 36. Prevista infine anche una cosiddetta «norma Willy» con cui vengono puniti atti violenti compiuti all’interno o all’esterno dei locali.