Alla fine sul decreto Cutro Fratelli d’Italia e Lega hanno trovato l’accordo. Questa mattina il provvedimento varato dal governo dopo la strage di Cutro sarà discusso dall’aula del Senato ma ieri sera, dopo una pomeriggio di trattative intense tra i capigruppo di maggioranza portate avanti con l’ordine perentorio di Palazzo Chigi di mostrare coesione, i tre partiti che sostengono il governo si sono trovati d’accordo nel presentare un numero limitato di emendamenti di bandiera e per di più firmati da tutti. Cinque quelli della Lega, tra i quali il prolungamento dei tempi di detenzione nei Centri per il rimpatrio (Cpr) fino a 90 giorni prorogabili di altri 45 e il taglio della protezione per i rifugiati che fanno rientro nel paese di origine. Riguarda i Cpr anche una delle quattro proposte di FdI che però prevede la detenzione possibile fino a 90 giorni prorogabili di 30 giorni più altri 30. Da parte sua il governo ha invece riproposto i due emendamenti già presentati in commissione Affari costituzionali e che prevedono una stretta sulla rimpatri e la gestione del centro di accoglienza di Lampedusa, con una novità che riguarda l’apertura di una unità del 118 sull’isola siciliana. Un terzo emendamento, sempre del governo, prevede invece una procedura accelerata per lo “smaltimento” dei ricorsi contro il diniego delle domande di protezione internazionale.

Proposte di modifica che vanno ad aggiungersi a quello comune già presentato da FdI, Lega e Forza Italia e che rappresenta la vera stretta sulla protezione speciale, con la cancellazione della convertibilità dei permessi di soggiorno in permessi di lavoro per una serie di categorie e limita il divieto di espulsione per persone affette da gravi patologie solo se queste non sono curabili nel paese di origine.

Dopo settimane di scontri sotterranei con il partito della premier, durante i quali ha cercato di riportare in vita i decreti sicurezza di Salvini, adesso la Lega può cantare vittoria avendo praticamente ottenuto molto di ciò che voleva. Lo si vedrà anche questa mattina, quando i senatori cominceranno la marcia a tappe forzate che porterà a via libera del provvedimento, con i banchi del centrodestra che si muoveranno in amnera compatta. Una corsa contro il tempo, visto che l’arrivo nell’aula di Montecitorio è stato fissato per la prima settimana di maggio (il decreto scade il 9 maggio).

Si comincerà con le questioni pregiudiziali e poi con il voto emendamento per emendamento. Tempi contingentati e nessun voto di fiducia, per evitare l’accusa di aver impedito il dibattito parlamentare.

Come si è visto n commissione Affari costituzionali, le opposizioni promettono battaglia. Sono 98 gli emendamenti presentati dal Partito democratico al testo base, di questi 39 sono gli stessi presentati durante l’esame in Commissione e 59 sono nuovi. Per i dem quelle contenute nel decreto sono «misure scellerate». «Abolire la protezione speciale significa aumentare il numero degli regolari e mettere in seria difficoltà il sistema di accoglienza nei territori», commentava in serata la senatrice Simona Malpezzi.