Un’enorme discarica abusiva è stata sequestrata ieri nel territorio di Aprilia, località Tufetto, in una zona sottoposta a vincolo idrogeologico. L’operazione Dark side della polizia di Latina è stata coordinata dalla Dda di Roma: 16 le ordinanze di custodia cautelare in carcere e sei i divieti di dimora comminati, più sequestri di società, fabbricati, terreni, automezzi, conti bancari e contanti per 15milioni. I pm ipotizzano reati che vanno dall’associazione a delinquere al traffico illecito di rifiuti, intestazione fittizia di beni e autoriciclaggio.

LE INDAGINI sono cominciate a marzo 2016, quando le forze dell’ordine hanno notato un anomalo traffico di tir diretti verso una cava di pozzolana dismessa. Grazie ai rilievi aerei hanno scoperto nel sito grandi invasi nei quali venivano sversati rifiuti che in molti casi producevano esalazioni sospette.

I rilievi fotografici dall’alto, confrontati con le immagini satellitari, hanno reso evidente che le enormi buche fossero state realizzate di recente.

Così sono state avviate le intercettazioni e la videosorveglianza. I filmati mostrano come il sodalizio smaltisse nel terreno rifiuti solidi urbani, residui da costruzione e demolizione, scarti industriali pericolosi. La polizia ieri ha riferito di «odori nauseabondi» e «fumi inquietanti». Gli scarti rimanevano per giorni sugli automezzi, esposti al sole, prima di essere sotterrati senza alcuna precauzione. La procura ha disposto accertamenti per verificare se siano stati compromessi il torrente e la sorgente di acqua nei pressi della cava.

GESTIVANO LA DISCARICA abusiva Antonino Piattella e il figlio Riccardo, mentre la moglie, Roberta Lanari, si occupava della cassa. «Emergono atteggiamenti inquietanti – scrive il gip nell’ordinanza –, assoluto sprezzo delle comuni regole di gestione dei rifiuti, totale indifferenza per i gravissimi, e probabilmente irreversibili, danni cagionati al territorio, interesse esclusivo per il denaro».

Le aziende di provenienza dei rifiuti hanno sede nelle provincie di Roma e Latina, una filiera illecita a chilometro zero.
Molti dei conferitori operano a loro volta nel settore dello smaltimento di rifiuti: massimizzavano gli enormi profitti (poi reimpiegati nei circuiti legali attraverso prestanome) servendosi dai Piattella che incassavano in nero.

«Quello che contenevano i tir faceva rabbrividire», spiega il capo della mobile, Carmine Mosca. «Vogliamo verificare – sottolinea il procuratore aggiunto Michele Prestipino – quali conseguenze possano essersi determinate sulla genuinità delle acque».

La sorgente minerale non viene imbottigliata e, fino a ieri, è stata liberamente usata dai cittadini della zona.