Cronache di mancato diritto allo studio, da nord a sud Italia. In Lombardia il Pd ha denunciato in una conferenza stampa l’inerzia della Regione guidata dal leghista Attilio Fontana sulle borse di studio. Il grave ritardo nei finanziamenti ha creato una quota di idonei non beneficiari (le persone che avrebbero diritto al welfare universitario ma che ne rimangono privi per mancanza di fondi) di 1.300 studenti nella regione, di cui 900 nella sola Pavia, città con 30 mila studenti su 70 mila abitanti.

«Credo sia la città che può contare sul maggior numero di studenti pro capite rispetto ai residenti – ha spiegato il sindaco pavese Michele Lissia -. Questo vuol dire che le sorti economiche della città dipendono anche da cosa gli studenti decidono di fare, cioè se venire a Pavia a studiare e investire sulla loro vita o se scegliere un’altra città. Per chi ha l’Isee a zero serve un aiuto pubblico, altrimenti non ce la fa». Non va meglio nel resto della regione: per il Pd, il Pirellone ha sottratto alle università lombarde oltre 170 milioni di euro in 5 anni.

A Roma intanto gli studenti delle residenze universitarie si riunivano in sit in sotto la sede dell’ente regionale per il diritto allo studio (DiScoLazio) per protestare contro la chiusura per manutenzione dello studentato di via De Lollis nei prossimi due mesi. Un problema non solo per gli studenti italiani, che a settembre hanno esami, lauree e tirocini, ma anche per quelli che provengono da paesi con emergenze umanitarie.

«Nessuno di noi ha la possibilità di affrontare un trasferimento ed è impossibile trovare una sistemazione alternativa per gli affitti spropositati, aggravati dal prossimo Giubileo, inoltre gli studenti internazionali non possono tornare nei loro paesi di origine per motivi economici e politici», denunciano i collettivi. Secondo gli studenti, solo il 18 luglio scorso è stata data la possibilità a una parte di loro (laureandi e rifugiati politici) di fare richiesta per altre residenze ma senza garanzie di rientro. «Un’iniziativa del tutto strumentale», per Giorgio Ciardi, commissario di DiscoLazio che ritiene di aver agito nei tempi giusti.

Nel pomeriggio, quasi a voler rispondere alle polemiche, la ministra all’Università, Anna Maria Bernini ha ribadito sui social che «il diritto allo studio è un priorità di questo governo», parlando di «finanziamento senza precedenti» per borse e alloggi. Ma dal Pd ribattono con altri dati: «Nel nostro paese solo poco più del 10% degli studenti riceve una borsa di studio, rispetto alla media del 25% a livello europeo, investire in diritto allo studio è una necessità per l’Italia, qui studiare è ancora un privilegio».

E sarà sempre peggio dato «il taglio di 170 milioni del Fondo ordinario più il taglio di 300 milioni della ricerca» che, come ricorda la deputata dem Silvia Reggiani è stato anche denunciato dalla Crui. «Nell’ultima rata del Pnrr è stata tagliata la parte degli studentati, 287 milioni – ha spiegato Reggiani – ma soprattutto si è tolto il vincolo per cui devono essere accreditati con il pubblico e questo vuol dire che i privati potranno anche accreditarli per altre cose».