L’interruzione volontaria di gravidanza entra nella Costituzione francese. L’impegno, preso da Emmanuel Macron nel marzo dell’anno scorso, dovrebbe tradursi nella costituzionalizzazione dell’aborto nel marzo prossimo, con il voto del Congresso, Assemblée nationale e Senato riuniti, circa 50 anni dopo la legge Veil. C’è una maggioranza per approvare questo progetto di legge, che evita il ricorso a un eventuale referendum. Ma adesso la destra frena.

Ieri, il testo è stato discusso all’Assemblée nationale, ma il Senato non è più d’accordo sulla formulazione: già dopo il novembre 2022, quando era stata approvata una proposta presentata dalla France Insoumise (377 voti a favore, 32 contrari), c’era stata una modifica del testo, da “diritto” all’aborto scritto nel marmo dell’articolo 34 della Costituzione, si era passati alla “libertà” per le donne di ricorrere all’interruzione volontaria della gravidanza (Ivg), con modifiche portate dal Senato nel febbraio dello scorso anno.

Adesso il presidente del Senato, Gérard Larcher, afferma che «l’Ivg non è minacciata in Francia, se lo fosse mi batterei, ma la Costituzione non è un catalogo di diritti sociali e di società». Lr, il partito della destra classica, ha presentato più di un centinaio di emendamenti. Il relatore, Guillaume Gouffier Valente, del partito Renaissance, aveva trovato un compromesso: «La legge determina le condizioni nelle quali si esercita la libertà garantita alle donne di aver ricorso a una Ivg». Ma la destra vuole cancellare la parola «garantita», in linea con il ritocco che il testo aveva subito al Senato.

Comunque, secondo il Consiglio di stato «la consacrazione del diritto al ricorso all’Ivg non avrebbe una portata diversa dalla proclamazione della libertà» ad accedervi. La costituzionalizzazione dell’aborto ha una portata simbolica importante. Il progetto era nato nel 2022 come reazione alla decisione della Corte Suprema Usa, per evitare che in Francia, nel futuro, possano esserci passi indietro.