La macchina istituzionale dei soccorsi, nazionale e internazionale, non parte. Arranca, borbotta. Lo ha ammesso ieri lo stesso presidente turco Erdogan («Il nostro intervento non è stato rapido come avremmo voluto», ha detto dalla città di Adiyaman) e, indirettamente, quello siriano Assad che solo a cinque giorni dal sisma del 6 febbraio è apparso in pubblico, ad Aleppo. Sceglie la via indiretta anche l’amministrazione statunitense che rivede le sanzioni a Damasco. L’Onu ci mette un pezza, facendo passare dal valico di Bab al-Hawa, tra Turchia e Siria, 14 camion dell’Organizzazione mondiale delle Migrazioni che stavolta non portavano sapone ma tende...