«Non si tratta di impedire di chiudere o di spostare un’attività, questo è impossibile in un’economia di mercato». Si è arrampicato sulle montagne dell’Appennino bolognese il ministro del lavoro Andrea Orlando. Di fronte a decine di operaie in picchetto da più di un mese per evitare l’annunciata delocalizzazione in Romania dello loro fabbrica, Orlando ha portato l’appoggio del governo. Ma, nello stesso tempo, ha dovuto dire qualcosa di più sulla legge, promessa proprio da lui questa estate, che avrebbe dovuto evitare situazioni del genere. «Questo governo è complicato e ha molte sensibilità – ha detto -. Io ho scritto il decreto ad agosto e mandato al ministero dello Sviluppo economico. Ora serve la volontà politica».

A CHIEDERGLI CONTO del provvedimento sono state ieri mattina le 200 operaie della Saga Coffee di Gaggio Montano, azienda che la multinazionale Evoca ha annunciato di voler chiudere per «ottimizzare i costi e la capacità competitiva» del gruppo. Alle operaie Orlando ha annunciato l’impegno del governo sotto forma di ammortizzatori, formazione e contributi per fare rinascere l’attività quando e se ce ne saranno le condizioni. Un impegno che ha confermato anche per un’altra grande vertenza, quella della Gkn di Campi Bisenzio in Toscana. Ma sul tema delocalizzazioni ha chiuso la porta a provvedimenti netti. Bloccarle non si può, si possono invece «costruire le condizioni perché non avvengano nottetempo, con un whatsapp, un’email». O in videoconferenza, come successo tre giorni fa ai lavoratori della torinese Yazaki, licenziati via webcam causa delocalizzazione in Portogallo.

«I LAVORATORI HANNO CHIESTO al ministro un provvedimento in tempi brevi contro le delocalizzazioni, di impegnarsi per modifiche strutturali alla legge Fornero e di mettere a disposizione ammortizzatori sociali necessari alla reindustrializzazione della Saga Coffe. Anche per queste ragioni scioperiamo il 16 dicembre», ha dichiarato la Fiom bolognese. Da Roma la segretaria della Fiom nazionale Francesca Re David ha commentato così: «Agli operai non servono leggi che impongano il bon ton sui licenziamenti e sulle procedure per arrivarci. Quel che serve sono provvedimenti urgenti per fermare le delocalizzazioni, perché ormai è un diluvio». L’ultimo caso quello la Caterpillar di Jesi, con 270 operai a cui è stato annunciato il ben servito. Per questo, ha detto Re David, «servono provvedimenti in grado di porre vincoli a chi vuole andarsene, imponendo a questi soggetti l’obbligo di informare della loro decisione almeno con un anno di anticipo e di lavorare all’individuazione di nuove realtà industriali capaci di subentrare nella produzione».

Nessuna contrapposizione frontale col ministro Pd, ma la distanza c’è. A chiedere conto sulle delocalizzazioni al ministro Orlando è stata Laura Borelli, operaia e delegata Fiom della Saga Coffee. «Abbiamo fiducia nelle istituzioni ma dalle parole bisogna passare ai fatti perché noi operaie siamo stanche», ha commentato.

PER IL MINISTRO QUELLA di ieri è stata una giornata a tutto campo sul tema del lavoro, aperta con un’intervista al Corriere della Sera in cui ha difeso la manovra del governo. Lo sciopero generale di Cgil e Cisl, ha dichiarato, è «basato su un presupposto non condivisibile: cioè che con un singolo passaggio parlamentare si possano cancellare le scelte di fondo degli ultimi 20 anni». Orlando ha detto ieri la sua anche sul tema del salario minimo: meglio rafforzare la contrattazione «perché il contratto non è solo lo stipendio». Poi un ritorno su Bologna. Se la situazione sulla montagna è critica, in città è da tempo in atto uno sforzo sul tema del lavoro. Il ministro ha detto di voler «fare di Bologna un luogo in cui si sperimenta una qualità diversa di modello economico».

QUELLO CHE STA STUDIANDO il sindaco Matteo Lepore è un provvedimento che sarà annunciato ufficialmente a inizio 2022 e che potrebbe consentire alla città di impedire nuovi insediamenti produttivi «non compatibili dal punto di vista sociale». E la compatibilità sarà misurata prima di tutto sulla qualità degli accordi che la nuova azienda stipulerà con i sindacati. Un provvedimento che potrebbe frenare l’espansione selvaggia del settore della logistica, dove i diritti sono calpestati e la conflittualità è altissima. Lo stesso assessore regionale al lavoro dell’Emilia-Romagna Vincenzo Colla, ex numero due della Cgil nazionale, ha detto che all’interporto di Bologna, hub logistico di rilievo italiano, la situazione è «ormai fuori controllo».