Quello di domani potrebbe essere un giorno decisivo per Gabriele Del Grande. Escludendo infatti che possano esserci prima sorprese di qualche tipo, lunedì le autorità turche dovrebbero comunicare al blogger di Lucca, fermato il 9 aprile mentre intervistava alcuni profughi siriani vicino al confine con la Siria, se gli vengono contestate delle accuse oppure, come tutti sperano, se verrà liberato, permettendogli così di raggiungere finalmente la sua famiglia. Almeno stando a quanto finora Ankara ha lasciato intendere.

Che però le cose possano cambiare, prolungando ancora la condizione di estrema incertezza in cui si trova Del Grande, è infatti più di una semplice possibilità. Al di là di quanto prevede la legge turca per le persone in stato di fermo (al massimo dopo 14 giorni la formulazione di un’accusa o la libertà), Del Grande è richiuso in un centro di espulsione, struttura all’interno della quale – come ricorda il presidente della commissione Diritti umani del Senato, Luigi Manconi – una persona può essere trattenuta fino a un massimo di sei mesi. Circostanza che lascia aperti tutti gli scenari, da quelli peggiori a quelli più positivi, come appunto la possibilità che il giornalista possa fare presto rientro a casa.

Nel centro di Mugla intanto Del Grande è ormai arrivato al quarto giorno di sciopero della fame che prevede anche il rifiuto di assumere vitamine e integratori sostenendosi solo con dei succhi di frutta. Venerdì ha potuto finalmente incontrare il console italiano a Smirne, Luigi Iannuzzi, e l’avvocato Taner Kilic, presidente di Amnesty international – Turchia e suo amico. Al legale è stato però impedito di leggere il fascicolo riguardante il giornalista e di farsi così un’idea di eventuali contestazioni. Al di là delle ipotesi le ragioni per le quali Del Grande è stato fermato restano così ancora un mistero, anche se sono passate ormai quasi due settimane. Come ha ricordato ieri anche il legale italiano del blogger, Alessandra Ballerini. «Gabriele chiede di essere liberato e tornare a casa. A oggi non sono ancora noti i motivi del ritardo del suo rimpatrio verso l’Italia».

L’unica cosa certa è che il giornalista viene sottoposto a interrogatori quotidiani durante i quali gli vengono poste domande relative al suo lavoro. Facendo circolare allo stesso tempo l’ipotesi che durante il suo soggiorno in Turchia possa essere entrato in contatto con persone sospettate di essere dei terroristi. Senza sperò specificare dove e quando questi incontri sarebbe avvenuti. «Auspichiamo che qualsiasi errore di valutazione sulla sua persona e sul suo lavoro possa essere immediatamente chiarito», ha aggiunto l’avvocato Ballerini. Un auspicio condiviso ieri anche dalla presidente della Camera Laura Boldrini, che si augurata che la posizione del giornalista «venga chiarita e lui venga liberato, non stava facendo niente di illegale»

Proseguono intanto le mobilitazioni per una rapida e positiva soluzione della vicenda. Per chiedere il rilascio di Gabriele Del Grande cittadini, associazioni per i diritti umani, giornalisti, esponenti politici e delle istituzioni hanno manifestato ieri davanti al Quirinale e sollecitato un intervento del presidente della Repubblica Sergio Mattarella. «Gabriele è stato fermato mentre svolgeva la sua attività di giornalista e documentarista rivolta all’emergenza dei profughi», è spiegato in una nota. «Ci rivolgiamo al presidente della Repubblica sapendo che da sempre ha a cuore la tutela dei diritti umani e della libertà di stampa, diritti calpestai tutti i giorni in Turchia. In questo momento – è scritto ancora nella nota – sotto il regime di Erdogan ci sono migliaia di oppositori politici in carcere».