L’incubo dell’esplosione sociale del 2001 – quando, dopo un decennio di applicazione delle più rigide ricette del Fmi, l’Argentina si ritrovò sprofondata nella peggiore crisi della sua storia – sta diventando pericolosamente reale.

Dopo il crollo del peso, che ha costretto la Banca centrale ad alzare i tassi di interesse al 60% – il livello più alto del mondo – e dopo la richiesta rivolta dal governo al Fmi di anticipare i tempi dei pagamenti previsti nel quadro del prestito di 50 miliardi concesso dall’organismo, il ministro dell’Economia Dujovne ha annunciato la presentazione di nuove misure destinate a ridurre il deficit, cioè a evitare il collasso finanziario a spese del collasso dell’economia reale. E mentre il governo prova ad assicurare tutti, non si contano le proteste contro la politica di aggiustamenti del presidente Macri, a cominciare dalla massiccia mobilitazione delle università del Paese.