L’ultima motivazione, non ufficiale, per giustificare l’ennesimo slittamento riguarda ovviamente Matteo Salvini. Sabato il leader della Lega sarà a Catania per l’udienza preliminare sul caso della nave Gregoretti e la scadenza per ora si annuncia soprattutto come un evento mediatico, con il Carroccio che ha organizzato tre giorni di iniziative nel capoluogo etneo sotto il titolo «Gli italiani scelgono la libertà». Chiaro che a palazzo Chigi non c’è nessuna voglia di offrire a Salvini l’ennesima occasione di cavalcare lo spauracchio dell’immigrazione attaccando il governo che ha cancellato i decreti sicurezza.

Per questo nonostante le continue pressioni di Pd, LeU e Iv, la messa in soffitta definitiva dei provvedimenti anti immigrazione potrebbe slittare ancora, almeno fino alla prossima settimana, al «primo consiglio dei ministri utile» come va ripetendo ormai da troppo tempo il premier Conte.
Potrebbe, perché Salvini a parte, che di certo non ha bisogno di pretesti per attaccare il governo giallorosso, la vera incognita è rappresentata come al solito dal Movimento 5 stelle. L’accordo sul nuovo testo destinato a sostituire i decreti salviniani è stato firmato davanti alla ministra dell’Interno Lamorgese alla fine di luglio da tutti i rappresentanti della maggioranza, compreso il presidente della commissione Affari costituzionali della Camera Giuseppe Brescia del M5S. Parlando però domenica sera alla trasmissione «Che tempo che fa» Luigi Di Maio ha fatto finta di non saperlo: «C’è una discussione politica in corso su una modifica, dialogando troveremo una soluzione» , ha detto l’ex capo politico del Movimento.

Parole che rappresentano un salto indietro nel tempo, a prima dell’estate, e che hanno fatto suonare più di un campanello d’allarme nell’esecutivo dove una presa di distanze dei dissidenti pentastellati metterebbe in crisi la tenuta del governo, specie al Senato dove i numeri sono sempre traballanti. «Non c’è nessuna marcia indietro», assicuravano ieri i parlamentari 5 Stelle più governisti. «Con l’arrivo dell’inverno gli sbarchi diminuiranno e il governo ha stretto un accordo con la Tunisia per aumentare il numero dei rimpatri, quindi non c’è bisogni di rassicurare quanti, tra noi, sull’immigrazione sono più vicini alla Lega».

Un incoraggiamento all’esecutivo perché acceleri i tempi potrebbe arrivare presto dagli Enti locali. Alla fine di luglio la bozza del nuovo decreto è stata inviata per consultazione all’Anci e dai Comuni starebbe per arrivare un giudizio positivo sul provvedimento. A convincere i sindaci sono soprattutto la possibilità per i richiedenti asilo di potersi iscrivere di nuovo alle anagrafi comunali e il ripensamento del sistema di accoglienza che coinvolge i Comuni. Misure che, come è stato spiegato al viceministro dell’Interno Mauro Mauri nella Conferenza sull’immigrazione che si è tenuta a luglio, permettono a quanti sono stati spinti verso una condizione di irregolarità dai decreti Salvini di tornare visibili, permettendo così una maggiore sicurezza nei territori. L’unico dubbio riguarderebbe il numero di richiedenti asilo da accogliere. Nel decreto si fa riferimento a una generica «capienza massima» senza specificare a cosa si riferisce, se a quella dei centri di accoglienza oppure alla capacità di accoglienza di ogni singolo Comune in base alla sua popolazione.

Intanto nel Mediterraneo si continua a morire. Alarm Phone ha denunciato ieri come solo nel mese di settembre si sono registrati sei naufragi nei quali hanno perso la vita quasi 200 persone.