«Il disegno di legge enuncia propositi di sostenibilità ambientale e di contrasto al consumo di suolo, ma poi le norme che contiene vanno in senso opposto». Parole di Alessandro Dal Piaz, ex docente di Urbanistica alla Federico II, che è tra i promotori sin dalla prima ora della mobilitazione contro il progetto di una nuova legge urbanistica della Campania. Progetto che è stato proposto più di un anno fa dalla giunta De Luca – reca la firma dell’assessore Discepolo, un architetto ed urbanista che è stato anche professore a contratto all’università Federico II – e da subito è diventato oggetto di una ferma opposizione da parte di associazioni ambientaliste (come il Wwf, Italia Nostra e i Verdi Ambiente e Società), di comitati e gruppi di cittadini, di una parte dei sindacati.

La Flai Cgil, in particolare, che fa riferimento ai lavoratori del’agrindustria, e la Fillea Cgil, della quale fanno parte gli edili, hanno sposato le argomentazioni del fronte del no. Un paio di mesi fa avevano tutti chiesto una interlocuzione alla regione, attraverso iniziative pubbliche, dibattiti, appelli sui quotidiani napoletani. Avevano promosso un convegno ad Architettura e confidavano che le loro osservazioni avrebbero trovato ascolto e considerazione da parte dell’assessore all’Urbanistica, della giunta e del consiglio regionale. Hanno peccato forse di ottimismo. Certo è che sono rimasti amaramente delusi, perché il disegno di legge è stato approvato giovedì scorso in Quarta Commissione del consiglio regionale senza che abbiano ottenuto neppure una delle modifiche che auspicavano. Dovrebbe approdare in aula entro la primavera per il sì definitivo, quanto scontato, da parte del consiglio regionale. A quel punto i giochi saranno fatti e, secondo chi la contesta, la nuova legge urbanistica comprometterà ulteriormente le sorti del territorio campano.

Argomenta Dal Piaz: «Si prevede il riconoscimento sistematico di incrementi volumetrici tra il 20 ed il 35% per ogni fabbricato esistente nel territorio regionale a seguito di interventi di ristrutturazione o demolizione e ricostruzione. Anche in zone agricole, purché ci sia un fabbricato non connesso ad attività coltivatrici». Sottolinea inoltre: «Nei centri storici tutti gli edifici, purché non vincolati per motivi monumentali, che siano stati ampliati o ristrutturati dopo il 1967, possono essere demoliti e ricostruiti con il 35% di volumetrie in più». Ancora, prosegue Dal Piaz, «salta la valutazione del dimensionamento delle costruzioni sulla base del fabbisogno. Si cancellano i preventivi studi idrogeologici di dettaglio. Si elimina il rispetto della prossimità alle abitazioni dei parcheggi pertinenziali e questo significa che ovunque si potranno realizzare garage interrati». E incalza: «Si rende poi ordinaria la monetizzazione degli spazi pubblici da cedere al comune quando cresce l’espansione edilizia, sostituendo l’obbligo di trasferire al pubblico i suoli con il pagamento di una somma in denaro che gli speculatori non possono che preferire».

Lo scontro, dunque, si fa sempre più aspro tra Palazzo Santa Lucia e gli ambientalisti. Questi ultimi accusano il presidente della Quarta Commissione, Luca Cascone, di essere venuto meno all’impegno assunto «di discutere il maxi emendamento del disegno di legge prima della formulazione del parere della Commissione». Secondo il Wwf, Italia Nostra, Legambiente, i Vas, e gli altri del fronte del no, «nel nuovo testo (quello approvato giovedì in Quarta Commissione) permangono, al di là di revisioni marginali o riformulazioni lessicali, tutte le inaccettabili proposte di stravolgimento della vigente legge urbanistica». Da alcune settimane si stanno incontrando per la scrittura di una legge alternativa a quella che è ad un passo dall’approvazione in consiglio regione. Così come un centinaio di associazioni hanno lavorato alla proposta di legge di iniziativa popolare regionale «Rigenera». Per Cascone, però, che nella geografia politica campana è considerato particolarmente vicino al presidente De Luca, tutto procede per il meglio: «Siamo molto soddisfatti per l’approvazione di questo testo legislativo, al quale abbiamo lavorato sei mesi con il contributo di tutti e dopo l’ampio ascolto delle categorie interessate».