È il Giappone il paese ospite della quattordicesima edizione del Festival di Fotografia Europea di Reggio Emilia (fino al 9 giugno, direzione artistica di Walter Guadagnini). E lo è anche per rispondere a quel fil rouge che tesserà relazioni fra tutte le mostre, ossia a quei Legami, intesi non solo come intimità ma anche come possibilità di «nuovi mondi». Fulcro sono i Chiostri di san Pietro dove una polifonia di voci cercherà di tracciare una mappa geo-artistica del paese nipponico: si va da Cobayashi, che trasforma la fotografia in un portale digitale a Ishikawa con i suoi ritratti bordeline, fino alle narrazioni europee di Emard, Mortarotti, Celada, Hamzehian o asiatiche, come la cinese Pixy Liao.

Figura emergente della scena contemporanea, Liao presenta la serie Experimental Relationship (2007 to now), che teatralizza il rapporto sentimentale con il compagno giapponese Moro, rovesciando gli stereotipi di sesso e potere. A Palazzo Magnani, invece, l’omaggio in 120 immagini a un maestro tedesco-americano come Horst P. Horst. Vincenzo Castella, con i suoi Urban Screens (l’intreccio fra umano e naturale) espone nella Sinagoga, mentre a Palazzo Da Mosto c’è Larry Fink (New York, 1941), il «marxista di Long Island», con 90 scatti realizzati tra gli anni 60 e oggi, dalla vita rurale americana fino alle battaglie civili.

Fotografia Europea è anche la cornice nella quale l’artista Margherita Moscardini presenta, insieme alla Collezione Maramotti, The Fountains of Za’atari, un progetto al quale sta alacremente lavorando da tempo (che ha avuto una prima tappa alla Fondazione Pastificio Cerere, vincitore poi del bando Italian Council 2017 e ufficialmente annunciato a Manifesta di Palermo). Nello sterminato campo profughi per siriani in Giordania – Za’atari – l’autrice ha fatto un censimento dei cortili con fontana costruiti dai residenti all’interno delle loro case. Il progetto prevede poi un sistema di vendita – per amministrazioni o istituzioni cittadine – delle sculture in scala 1:1 di quei modelli di cortile con fontana di Za’atari. L’idea è quella di designare gli elementi scelti come spazi «extra-territoriali».

A Reggio Emilia, Moscardini inaugura la prima scultura pubblica (con tanto di iter per la conversione giuridica di extra-territorialità) nel Parco Alcide Cervi, insieme alla mostra nella Pattern Room della Collezione Maramotti, con opere, video e disegni relativi al suo progetto.