Lucrose intese, quelle firmate ieri a Trieste nell’ambito del vertice tra Italia e Russia. Sette gli accordi bilaterali e 28 le intese commerciali siglate. Energia, finanza e industria a tenere banco. Eni, Enel, Fincantieri, Mediobanca, Poste, Unicredit, Pirelli, Sace e Ubi Banca sono alcune delle compagnie italiane di peso che nel capoluogo del Friuli Venezia Giulia hanno partecipato all’abbuffata, accordandosi con i colossi di stato russi, che da parte loro incassano una robusta iniezione di know-how e competenze tecnologiche. Sul fronte dell’energia si segnala il rinnovo dell’impegno, da parte italiana, su South Stream, il gasdotto controllato da Gazprom che passando dal fondale del Mar Nero (questo tratto è partecipato da Eni) e risalendo poi i Balcani trasporterà il gas russo fino al Tarvisio, e da qui al resto dell’Europa occidentale. Nei giorni scorsi è stato inaugurato il segmento serbo della pipeline, che dovrebbe diventare pienamente operativa nel 2016, permettendo a Mosca di bypassare l’Ucraina, i cui tubi sono storicamente la cinghia di trasmissione tra il potente produttore russo – che intende dribblare le periodiche liti energetiche con Kiev – e i clienti europei. A proposito di Ucraina, ieri Putin ha spiegato che la recente decisione di Kiev di congelare il pacchetto di accordi economico-commerciali offertole da Bruxelles (l’Ue ha investito molte energie su questo punto) non è dipesa dalle pressioni esercitate dal Cremlino sul vicino, come sostenuto da molti osservatori, ma è stata una libera scelta di quest’ultimo. A Trieste sono state firmate altre due intese di spessore. La prima è la costituzione di un fondo congiunto per gli investimenti, da un miliardi di euro, promosso dal Fondo diretto per gli investimenti della Russia e dalla Cassa depositi e prestiti. La seconda, forse ancora più importante, perché destinata non alle grosse aziende di stato, ma piuttosto alle piccole e medie aziende, riguarda la creazione di un «corridoio verde» per le dogane, che faciliterà l’ingresso di merci italiane in Russia. La cosa andrà senza dubbio a stimolare l’export italiano, che in Russia trova un ottimo mercato di destinazione: potrebbe persino sfondare il tetto dei cinquanta miliardi di dollari.