Lo scontro tra Abdel Fattahal-Burhan e Mohamed Hamdan Dagalo detto Hemeti, i due generali che nel 2019 si erano coalizzati per detronizzare Omar al-Bashir, dopo quattro anni di faticosa coabitazione, ha spaccato in due il paese. In un’intervista ad Al Jazeera Hemeti ha accusato l’esercito di colpo di stato definendo Burhan un criminale e sostenimento che le sue Forze di Supporto Rapido (Rsf) sono schierate con il popolo.

Questi paramilitari sono gli eredi dei famigerati Janjaweed, miliziani di etnia araba, che all’inizio degli anni 2000 si sono macchiati di un vero e proprio genocidio contro le popolazioni di etnia africana in Darfur. Khartoum aveva incoraggiato le azioni di questi miliziani che praticano un vera e propria pulizia etnica provocando 400mila morti e oltre due milioni di profughi.
Nel 2013 nascono ufficialmente le Forze di Supporto Rapido, Hemeti ne viene nominato comandante, anche se non mancano le divisioni etniche interne alla nuova formazione paramilitare. Così il nuovo leader si trasferisce nella capitale, mentre il suo avversario Musa Hilal, dopo essere anche stato arrestato per l’eccessiva violenza delle sue formazioni, resta fra le tribù.

Sulle origini di Mohamed Hamdan Dagalo, detto Hemeti, le notizie sono poche, ma si sa che sarebbe nato alla fine degli anni ‘60 e che proviene da un clan arabo del Ciad. Trasferitosi con la famiglia nel Darfur all’inizio degli anni ‘80, Hemeti, dopo aver abbandonato la scuola, si dedica al commercio dei cammelli, prima di diventare leader di una delle milizie più importanti. Oltre che nella regione del Darfur, le Rsf sono state dispiegate anche in wilaya (regioni-stato) come il Sud Kordofan e il Nilo Azzurro, dove sono state accusate di aver commesso numerose violazioni dei diritti. In un report del 2015, Human Rights Watch li ha descritti come «uomini senza pietà». Al- Bashir ha usato le Forze di Supporto Rapido anche nella capitale, la prima volta nel 2013 quando i paramilitari di Hemeti massacrarono più di 200 persone. Nel 2015 sono passate sotto il diretto controllo del presidente sudanese, diventando una specie di “guardia pretoriana” di Omar al-Bashir e un autentico centro di potere, ma soprattutto un rivale dell’esercito regolare sudanese, forte di trentamila uomini in armi.

Gli uomini delle Rsf si sono guadagnati credito internazionale nella guerra civile dello Yemen al servizio di Arabia Saudita ed Emirati Arabi. Ma come spesso accade, chi sta molto vicino al potere se ne fa sedurre. Così nel 2019 quando le piazze chiedevano la rimozione di al-Bashir, dopo 26 anni di potere, Hemeti aveva abbandonato il vecchio presidente e si era schierato con la popolazione e l’esercito, diventando il vice di Burhan e sostenendo il governo civile di Hamdok. Intanto dal 2017 Hemeti aveva stretto solidi rapporti con i russi del Wagner Group presente soprattuto nelle regioni di confine con la Repubblica Centrafricana dove controllano miniere e traffico di armi. Alla vigilia dell’invasione dell’Ucraina Hemeti si era recato a Mosca per acquistare elicotteri e ottenere un maggior impegno dei mercenari Wagner, mentre Mosca punta da anni ad ottenere una base navale sul Mar Rosso. Il rapporto fra le Rsf e il Wagner Group è basato sul business con aziende collegate a Prigozhin come Meroe Gold e M-Invest.

L’integrazione delle milizie nell’esercito avrebbe tolto peso a Hemeti che ha proposto un piano decennale di inserimento per mantenere il potere il più lungo possibile. E nelle settimane scorse, mentre l’esercito riforniva di armi le tribù rivali di Hemeti, il capo delle Rsf ha fatto convergere su Khartoum centinaia di nuovi miliziani pronti al colpo di mano.