Da Cuba 165 medici e infermieri nei Paesi africani colpiti da Ebola
Solidarietà Un riconoscimento all'Havana dai media del mondo
Solidarietà Un riconoscimento all'Havana dai media del mondo
Sono operativi da settembre in Sierra Leone 165 operatori sanitari partiti da Cuba per partecipare alla lotta mondiale contro il virus Ebola. Un’iniziativa che ha riportato all’attenzione dei media del mondo (dal New York Times ad Al jazeera, alla Cnn) il riflesso solidale della piccola isola in presenza delle grandi tragedie, com’è avvenuto per l’uragano Katrina. Un gruppo formato da 63 medici e 102 infermieri specializzati. Tutti hanno quindici anni di esperienza. Dallo scorso 15 settembre hanno partecipato a un corso intensivo rigoroso, teorico e pratico, che include l’allenamento ai criteri di biosicurezza e la conoscenza dei rischi riguardo a malattie emergenti. Specialisti dell’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) e dell’Organizzazione panamericana della salute (Ops) hanno esaminato l’equipe di volontari e dato il benestare alla loro abilitazione. Cuba è stato il primo paese al mondo ad aver risposto all’appello dell’Oms. E subito oltre 15.000 lavoratori del settore sanitario, tanti giovanissimi, hanno dato la propria disponibilità. Il presidente Raul Castro e il predecessore e fratello Fidel hanno accompagnato all’aeroporto i volontari in partenza. Un’altra brigata medica è in Liberia e in Guinea Conakry a preparare l’arrivo di altri medici cubani nei due paesi africani, i più colpiti dal virus. I 165 volontari cubani si aggiungono così agli oltre 4.000 già in servizio in Africa.
Dall’inizio degli anni Settanta, l’Avana ha sviluppato un’attiva politica di cooperazione verso i paesi africani, mantenendo come fulcro i servizi sanitari. Ha fondato scuole di medicina in Etiopia (1984) Uganda (1986), Ghana (1991), e poi in Gambia e in Guinea equatoriale (nel 2000), e in Guinea Bissau (nel 2004). «Questa risposta s’inscrive nel percorso di aiuto all’Africa, all’Asia, all’America latina e ai Caraibi», ha detto all’Onu il viceministro cubano, Abelardo Moreno. Negli ulti 55 anni, Cuba ha fornito aiuto solidale a 158 paesi, inviando 325.710 operatori sanitari, 76.774 di loro prestano servizio in 39 paesi africani. Finora, Cuba ha formato 38.940 medici di 21 paesi e attualmente 10.000 giovani stranieri stanno studiando medicina sull’isola, 6.000 dei quali in modo totalmente gratuito: «La risposta di Cuba conferma i valori solidali che hanno guidato la Rivoluzione cubana: non dare quello che ci avanza, ma condividere quello che abbiamo», ha detto ancora Moreno. Per l’Oms, a Cuba c’è un dottore ogni 170 residenti e l’assistenza sanitaria è gratuita come l’istruzione. Nonostante il micidiale blocco economico imposto dagli Stati uniti, rinnovato quest’anno da Obama, l’eccellenza del servizio sanitario e la preparazione del personale medico cubano è universalmente riconosciuta. Dal 2005, il governo, in cooperazione con quello del Venezuela, ha messo fra le priorità la formazione dei medici da inviare nei paesi poveri. E il 25 settembre all’Onu il ministro degli Esteri cubano ha unito la sua voce a quella del presidente venezuelano, Nicolas Maduro, che ha dato un contributo di 5 milioni di dollari per i fondi della lotta all’Ebola.
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