Un accigliato Cyril Ramaphosa ha reintrodotto coprifuoco notturno e divieto di circolazione per gli alcolici, in un Sudafrica intristito in queste ore anche dalla scomparsa di Zindzi Mandela, la figlia minore di Madiba (59 anni, era ambasciatrice in Danimarca). Il presidente sudafricano ha deciso di rialzare bruscamente il livello di allerta e di lockdown valutando la situazione come «la più grave nella storia della nostra democrazia».

IL VIRUS HA RICOMINCIATO a correre in effetti, viaggiando al ritmo di 12 mila contagi giornalieri. Complici le riaperture rese frettolose da una drammatica crisi economica o – è il caso della scuola – le mancate chiusure; complice il fatto che in Sudafrica è pieno inverno, come preferisce sottolineare Ramaphosa; complici i modelli matematici che lo hanno impressionato, ipotizzando 40/50 mila vittime da qui a fine anno. Cioè dieci volte i 4.079 morti censiti finora, che fanno comunque e di gran lunga del Sudafrica il paese più colpito del continente in coppia con l’Egitto.

Dei 300 mila casi a livello nazionale, un terzo insistono nel Gauteng, la più produttiva delle nove province in cui è diviso il Paese. In tre di queste, a cominciare proprio da quella di cui è capoluogo Johannesburg, gli stessi governatori, che qui si chiamano premier, sono risultati positivi e hanno avuto bisogno del ricovero in ospedale. Le nuove restrizioni includono l’uso obbligatorio delle mascherine in tutti i luoghi pubblici e l’accesso ai parchi limitato ai soli runner.

QUANTO AL RITORNO DEL BANDO degli alcolici, dopo un primo tentativo risalente a marzo, non lo si deve certo a un doppio senso da era del Covid sulla definizione di “piaga sociale” che ricorre nelle ricerche, dove a spaventare sarebbe eventualmente la parola «sociale». Pur citando direttamente e con parole di biasimo l’entusiasmo socializzante con cui sono ripresi i drinking spreese e altri rituali alcolici in tutto il Paese, Ramaphosa non ha avuto bisogno di spiegare che la misura serve ad alleggerire lòa pressiopne su un sistema sanitario già allo stremo, dal momento che il 40% delle lesioni traumatiche trattate al pronto soccorso ogni settimana sarebbero dovute a incidenti stradali, risse e altri comportamenti “a rischio” che vengono messi direttamente in relazione con l’abuso di alcol.