Un depistaggio senza limiti e senza fine. Non solo nel 2009, e poi nel 2015, ma anche adesso – proprio mentre si svolge davanti al giudice monocratico Roberto Nespeca della VIII sezione penale del tribunale di Roma il processo Cucchi ter agli otto alti ufficiali tra cui il generale Casarsa accusati di aver deviato le indagini – c’è qualcuno nell’Arma che continua ad inquinare le prove per evitare che si arrivi alla verità. Lo ha denunciato ieri in udienza il pm Giovanni Musarò: «Ancora oggi, nel 2020, – ha detto – nel reparto operativo dei Carabinieri c’è qualcuno che passa gli atti a qualche imputato. Siamo stanchi di questi inquinamenti probatori che vanno avanti da 11 anni».

Fu proprio il magistrato antimafia che vive sotto scorta infatti a scoprire, nel corso del processo bis a carico dei tre carabinieri Alessio Di Bernardo e Raffaele D’Alessandro (condannati per omicidio preterintenzionale) e Francesco Tedesco (condannato solo per falso) il motivo per il quale ancora non si è arrivati ad una sentenza definitiva per la morte del geometra romano ammazzato di botte nell’ottobre 2009. L’inchiesta ter che ne seguì ancora non si è chiusa e il pm continua ad indagare coadiuvato dalle forze di polizia, malgrado le prove raccolte siano già state sufficienti per rinviare a giudizio gli otto ufficiali: nel processo ter iniziato nel marzo 2018 alla sbarra compaiono, oltre a Casarsa, i colonnelli Cavallo, Soligo, il luogotenente Colombo Labriola e il carabiniere scelto Francesco Di Sano accusati di falso ideologico; il colonnello Sabatino e il capitano Testarmata di omessa denuncia e favoreggiamento, e il carabiniere De Cianni di falso ideologico e calunnia.

«Il pm Musaró – spiega meglio l’avvocato Fabio Anselmo, legale della famiglia Cucchi – ha denunciato documenti in possesso dell’imputato Testarmata che non poteva avere. “C’è un Giuda, un cavallo di Troia che speriamo di identificare che fornisce atti e documenti per una verità parziale e fuorviante”, ha detto. Come dire: non abbiamo finito e non finiremo mai di subire interferenze illecite». Ricorda Anselmo che all’udienza scorsa «mi ero molto arrabbiato per il modo di procedere della difesa di Testarmata soprattutto perché in possesso di documenti che non erano nel fascicolo. Mi ero opposto alla loro produzione ed utilizzo chiedendo esplicitamente lumi sulle modalità con le quali ne era venuto in possesso. Avevo ragione».

Ilaria, la sorella di Stefano che non perde un’udienza, commenta così l’accaduto su Fb: «Ho sempre nutrito e continuo a nutrire profondo rispetto per L’Arma dei Carabinieri. Ritengo lo meriti assolutamente. Oggi però (ieri, ndr), di fronte ai nuovi fatti, alzo le braccia. Abbiamo un Cucchi Quater. Il lupo perde il pelo ma non il vizio».