Per I’urgenza dei temi e dei problemi che deve affrontare, l’VIII Congresso del Partito comunista cubano che inizia oggi è destinato a rappresentare un evento storico per l’isola. È il parere diffuso tra i principali analisti e intellettuali dell’isola, dissenso compreso.

La rinuncia di Raúl Castro alla sua ultima carica, quella di primo segretario del Pcc, segna la conclusione della fase di transizione della dirigenza del paese dai leader (ultraottantenni) della rivoluzione di Fidel alla «generazione nata dopo il 1959». La quale, secondo il noto commentatore televisivo Humberto López, «dovrà ricoprire ruoli importanti».

Per la prima volta in sessant’anni nessun membro della famiglia Castro occuperà un posto di potere. L’unica personalità pubblica che porta questo cognome, è Mariela, figlia minora di Raúl: deputata dell’Assemblea nazionale del Poder popular, è nota principalmente per il suo lavoro nella società civile come direttrice del Centro nazionale di educazione sessuale (Cenesex).

Il pensionamento di Raúl Castro però era una decisione annunciata già nel 2018, quando indicó come suo Delfino alla presidenza della Repubblica Miguel Díaz-Canel. Al quale, come è ufficiosamente annunciato da settimane, lascerà anche la carica di primo segretario del partito. Per il resto vi sono solo speculazioni su chi ne seguirà l’esempio (e l’indicazione) lasciando la propria carica.

Una delle figure principali è il secondo segretario, José Ramón Machado Ventura, novantenne braccio destro di Raúl e di fatto il dirigente che controlla l’apparto di base del partito in tutto il territorio. Altro personaggio storico dell’Ufficio politico chiave per i prossimi equilibri al vertice del partito è il Comandante della rivoluzione, Ramiro Valdés, 88 anni, attuale primo vicepremier e che alcuni analisti vedono come un contrappeso al crescente ruolo dei militari nel Pcc.

Lo straordinario e complesso scenario nazionale e internazionale nel quale si svolge il Congresso – una grave crisi economica resa ancor più drammatica dall’aggressività della terza ondata del Covid-19; la sostanziale continuità della línea aggressiva di Donald Trump adottata dall’attuale presidente degli Usa, Joe Biden; l’evoluzione sempre più complessa e plurale della società cubana e l’emergere di una frattura del consenso politico interno – indica che dai nuovi equilibri del vertice del Pcc dipenderà il futuro prossimo dell’isola.

Secondo la nuova Costituzione del 2019, infatti, il partito comunista rappresenta non solo l’unica organizzazione politica ammessa, ma anche la «forza politica». Al dibattito dei tre giorni del Congresso e alla (almeno in parte) nuova direzione del Partito che ne sarà l’espressione spetta dunque il compito di dare risposte alla drammatica crisi. E a quelle che, secondo vari analisti, come il professor Fabio Fernández Batista, sono le principali aspettative dei cittadini.

Sul piano económico, vi è una richiesta generale perché siano portate a termine senza pause le riforme varate proprio dall’allora presidente Raúl nei precedenti congressi – i cosidetti «Lineamenti» (del 2011) e «la Concettualizzazione» (del 2016) del modelo económico cubano – per dare concretezza all’aspirazione a un «socialismo prospero e sostenibile». E soprattutto alle aspettative dei cittadini di verificare nella quotidianità un salto qualitativo delle loro aspirazioni a una vita migliore.

Da quattro mesi è in corso la Tarea Ordenamiento, una reforma monetaria, cambiaria e economica che rappresenta solo una parte del complesso delle riforme progettate e necessarie. Gli esiti per ora non sono quelli sperati, l’inflazione è superiore al previsto con costi molto alti dei generi di prima necessità, mentre l’apertura di negozi in dollari statunitensi ha allargato la forbice sociale. Gli stimoli per favorire un aumento della produzione e la sostituzione delle importazioni non funzionano come previsto. Specie nel settore strategico dell’agricoltura, il cui ministro è stato sostituito proprio alla vigilia del Congresso.

La relativa chiarezza programmatica dell’impulso riformatore voluta da Raúl contrasta con la lentezza della sua messa in marcia: dopo dieci anni una buona parte del pacchetto di riforme deve ancora vedere la luce. Segno evidente di un settore burocratico-conservatore del partito e dello Stato che resiste ai cambiamenti.

Questa situazione si riflette anche nelle relazioni tra la popolazione e il Pc. Secondo i dati a disposizione del 2016, sarebbero 670.000 i militante del Pcc di fronte a una popolazione di 11,3 milioni. Rinnovare la direzione del partito con persone che appoggino apertamente le riforme è una misura indicata da alcuni analisti per rafforzare il dialogo e l’interazione con la base del Pcc.

A livello político si delinea la richiesta di coniugare la «continuità» (assieme all’«unità» è la parola d’ordine del Congresso) con un approfondimento della democrazia partecipativa inerente al socialismo cubano e prevista dalla Costituzione.