Per cause ancora da accertare sono morti in Kenya 14 alunni della scuola elementare di Kakamega mentre altri 39 studenti sono rimasti feriti. La notizia è stata confermata dal comandante della polizia centrale di Kakamega David Kabena.

Si sarebbe trattato di una fuga precipitosa dalla scuola per motivi non ancora chiari. Secondo testimoni un insegnate avrebbe rimproverato i bambini che si sarebbero messi a correre verso una scala che poi è crollata. Genitori in lacrime si sono precipitati nell’ospedale pubblico, mentre il presidente Uhuru Kenyatta ordinava un’indagine approfondita per stabilire le cause all’origine del crollo.

Un episodio simile era avvenuto a settembre dell’anno scorso a Nairobi, nella scuola di Bombolulu, dove erano deceduti otto alunni e 69 erano rimasti feriti a seguito del crollo di un’aula. Era seguito un dibattito sulla sicurezza degli edifici scolastici e al contempo della necessità di aule: con la riforma che ha concesso l’accesso gratuito per tutti si è manifestata una forte insufficienza di edifici e un congestionamento di quelli in essere.

Il ministro dell’Educazione Magoha promette verifiche e repressione: «Stiamo andando a reprimere tutte le scuole che non hanno strutture adeguate. Una vita persa sarebbe già troppo», ha dichiarato il ministro. Ma la vera risposta sarebbe far crescere l’investimento pubblico nell’edilizia scolastica.

L’episodio di Kakamega riapre anche il dibattito sulle punizioni corporali inflitte nelle scuole del Kenya da parte degli insegnanti per far rispettare l’ordine. Le punizioni corporali sono vietate in Kenya da diversi provvedimenti legislativi, così come dalla nuova Costituzione. Tuttavia restano molto diffuse.

Da una ricerca del 2014 proprio nella contea di Kakamega nell’ambito del programma Unicef Multiple Indicator Cluster Surveys (Mics), risultava che in media il 76% dei bambini tra uno e 14 anni aveva sperimentato una qualche forma di disciplina violenta (aggressione psicologica e/o punizione fisica) nel mese precedente il sondaggio.

In media il 54% dei bambini aveva subito aggressioni psicologiche, il 66% punizioni fisiche e il 12% punizioni fisiche gravi (colpito o schiaffeggiato sul viso, sulla testa o sulle orecchie o colpito ripetutamente). Nella contea solo il 14% dei bambini aveva sperimentato forme non violente di disciplina. Tuttavia, il tema è che i genitori sono favorevoli alle punizioni corporali nelle scuole.

Secondo uno studio di Kimengi (2014) il 78% dei genitori riteneva che gli insegnanti dovrebbero usare la punizione corporale per modificare il comportamento degli alunni e l’87% non considerava la punizione corporale come una forma di abuso.