Alla fine sta succedendo, la crisi immobiliare sta contagiando il sistema bancario ombra cinese. L’istanza di bancarotta presentata da Zhongzhi e accettata dal tribunale di Pechino rappresenta un potenziale salto di qualità dei problemi che stanno rallentando la crescita della Repubblica popolare. Si tratta infatti di un enorme conglomerato finanziario con una presenza tentacolare in diverse attività di gestione patrimoniale, uno dei tradizionali pilastri della sfaccettata galassia dei fondi fiduciari propria dell’economia con caratteristiche cinesi.

ZHONGZHI, che all’apice del successo era arrivata a gestire 139 miliardi di dollari di attività, ha comunicato agli investitori di aver accumulato passività fino a 64 miliardi di dollari. Più di tutte le sue attività attuali, stimate in circa 38 miliardi. Risultato: non è in grado di ripagare i debiti. Una mazzata per il sistema bancario ombra contraddistinto da fondi, prestatori e intermediari che si muovono al di fuori del circuito delle banche tradizionali.

Un settore, quello dei prestiti informali, che è esploso dopo la crisi finanziaria del 2008 e che ha legato a doppio filo la sua sorte con quello immobiliare. Ma i costruttori privati sono stati per decenni a ritmi record anche grazie a un modello di sviluppo basato sul debito. Una strategia molto rischiosa, favorita proprio dal sistema bancario ombra che ha scommesso a lungo sull’immobiliare, arrivato a pesare poco meno del 30% del prodotto interno lordo della Cina.

LA CADUTA dell’immobiliarista Evergrande (per cui il 28 gennaio è in programma l’udienza decisiva per l’approvazione o meno del piano di ristrutturazione) ha inaugurato una crisi che si è acuita negli scorsi mesi, coinvolgendo anche Country Garden, primo sviluppatore privato da sempre considerato un modello più virtuoso del principale concorrente. Zhongrong, braccio operativo di Zhongzhi, aveva mostrato negli scorsi mesi i primi segnali di sofferenza mancando i pagamenti di oltre 30 prodotti di gestione patrimoniale a causa dei problemi di liquidità dell’azionista di controllo.

A novembre, le autorità hanno avviato un’indagine per “sospetti crimini” perpetrati da dirigenti di Zhongzhi. L’antipasto della dichiarazione di bancarotta. Il problema potrebbe non fermarsi qui. Nonostante i recenti tentativi di svincolarsi dall’immobiliare, nel corso degli anni il sistema bancario ombra ha raggiunto circa 155 miliardi di dollari di esposizione nei confronti dei vari costruttori.

IL GOVERNO prova a reggere l’urto. Nel 2023, le province cinesi hanno pompato una cifra record di 31 miliardi di dollari nelle banche regionali attraverso obbligazioni speciali. Secondo diversi analisti, nel 2024 l’esecutivo potrebbe approvare un maxi pacchetto di stimolo, mossa sin qui evitata. D’altronde, mentre il mondo si concentrava sugli avvertimenti su Taiwan, nel discorso di fine anno Xi Jinping ha citato le difficoltà di «alcune imprese» e citato la disoccupazione giovanile. Ammettendo: «Lungo il percorso, siamo destinati a incontrare dei venti contrari».