Il primo consiglio dei ministri conferma la linea del governo Meloni sul Covid-19 ma fa registrare anche la prima marcia indietro. Contrariamente alle anticipazioni, nelle strutture sanitarie rimarrà l’obbligo di mascherina. Il «liberi tutti» che la destra avrebbe voluto pronunciare al suo esordio a Palazzo Chigi si è fermato di fronte all’opposizione giunta dai medici pressoché unanimi, dalle Regioni (comprese quelle governate dalla destra) e, non ultimo, dal Quirinale. Per ora l’obbligo è prorogato al 31 dicembre ma c’è anche chi, come il presidente del Gimbe Nino Cartabellotta, chiede di renderlo permanente «al fine di proteggere al meglio le persone più vulnerabili da infezioni respiratorie di qualsiasi natura». Per Meloni si è trattato della solita invenzione giornalistica: «Mai abbiamo pensato di non andare in questa direzione».

Sull’obbligo vaccinale per i medici, la premier invece mantiene il punto. Circa quattromila medici tornano oggi in servizio perché l’obbligo è depennato per decreto. Ai giornalisti, il ministro della salute Orazio Schillaci spiega che la decisione è dovuta alla mancanza di professionisti. Con una punta di sovranismo sanitario, ha criticato il «ricorso ai medici extra-comunitari», come se nel reclutamento dei medici contasse più la nazionalità che il rispetto delle norme di prevenzione. In realtà, la scarsità di medici è concentrata nei pronto soccorso e nelle terapie intensive, mentre i medici no vax rientreranno anche laddove il personale abbonda.

Al contrario, sulla trasparenza dei dati sulla pandemia il governo è andato persino oltre gli annunci: non solo dal 29 ottobre i dati non vengono più comunicati quotidianamente dal governo, ma non sono più nemmeno a disposizione di cittadini ed esperti nazionali e internazionali. Finora, infatti, le regioni alimentavano una banca dati aggiornata quotidianamente a cui facevano riferimento gli epidemiologi per analizzare la pandemia e sviluppare previsioni. La trasparenza garantita finora si doveva in gran parte alla campagna #datibenecomune lanciata dalle associazioni OnData, Action Aid e Transparency International Italia, che aveva raccolto l’adesione di decine di migliaia tra scienziati, giornalisti e semplici cittadini. Ma da tre giorni la banca dati è ferma. «Nessuno al governo ha fornito spiegazioni per questa decisione» denuncia oggi Andrea Borruso, portavoce di OnData. «A quella piattaforma facevano riferimento i ricercatori delle università di tutto il mondo e le stesse regioni italiane. Il governo è tenuto a mantenerla in funzione da un decreto dello scorso maggio non ancora abrogato, almeno fino a una nuova norma».

Che si tratti di una deliberata opera di offuscamento è testimoniato dal fatto che i numeri sul Covid-19 sono tuttora raccolti e comunicati al governo dalle Regioni, come ha confermato lo stesso Schillaci ai giornalisti. «Il tema della scienza non si affronta in modo ideologico, ma con un approccio serio che tenga conto delle evidenze scientifiche», ha chiosato Meloni. Ma di evidenze scientifiche non ne ha fornite nemmeno una e gli scienziati non la supportano. «È comprensibile la tentazione di considerare la pandemia una vicenda ormai chiusa – scrive una nota dell’Associazione Italiana di Epidemiologia, che raccoglie i maggiori esperti del settore – ma la realtà che i dati e gli studi raccontano, nel nostro Paese e nel resto del mondo, non supporta questo atteggiamento».

Che il negazionismo del governo non sia una costruzione mediatica lo conferma la scelta di nominare sottosegretario alla salute il responsabile sanità di FdI Marcello Gemmato: 50 anni, era stato uno dei fautori dell’abrogazione dell’obbligo di vaccino e anche di mascherina per i sanitari, limitandone l’uso ai reparti con persone fragili. Sulla riforma della sanità territoriale ha proposto di usare i fondi Pnrr per spostare i servizi di prossimità nelle farmacie, sul modello dei tamponi anti-Covid. Una proposta che non sorprende: Gemmato è farmacista e con lui sono ben tre i farmacisti eletti in parlamento da FdI. Ai quali se ne aggiungono altri due eletti con Forza Italia, compreso il presidente dell’Ordine e neo-vicepresidente della Camera Andrea Mandelli.

In una prima versione dell’articolo, è stato scritto erroneamente che il responsabile sanità di Fratelli d’Italia Marcello Gemmato è titolare di una farmacia a Terlizzi. In realtà, Gemmato ne detiene solo una quota del 25%. Non corrispondendo a verità, questa informazione è stata rimossa dall’articolo. Ce ne scusiamo con l’interessato.