Secondo i medici che propugnano le “terapie domiciliari” anti-Covid19, la malattia si cura facilmente se affrontata in tempo e con i giusti farmaci invece che con la «tachipirina e vigile attesa» prevista dalle linee guida ufficiali.

Quali siano i farmaci e i protocolli in grado di curare il Covid-19 a casa, però, questi medici non lo dicono. «Troppo alto il rischio che le persone si curino da sole», ha sempre affermato l’avvocato Erich Grimaldi, coordinatore del «Comitato Terapie Domiciliari Covid-19» che attraverso Facebook e Telegram ha messo in contatto i medici e con centinaia di migliaia di pazienti di Covid-19 e semplici curiosi.

IL METODO SCIENTIFICO, tuttavia, non va d’accordo con i segreti e prevede che i protocolli sanitari siano pubblici e riproducibili: altrimenti, come se ne potrebbe verificare in maniera indipendente l’efficacia e la sicurezza? L’unico modo per capire esattamente in cosa consistano queste «cure domiciliari» è fingersi malati e contattare questi medici.

È quanto ha fatto una giovane della provincia di Milano che, insieme ad altri internauti, ha creato il personaggio collettivo di «capitan Banana». Sono loro che hanno chiuso le pagine Facebook e Telegram frequentate dai no vax con un metodo piuttosto semplice: entrarci dentro fino a diventarne amministratori. Stavolta, il gruppo si è avvalso della collaborazione dei «Biologi per la Scienza», altro gruppo che da anni conduce un’instancabile opera di divulgazione scientifica e di lotta contro le pseudoscienze.

Presentandosi come giovane vaccinata positiva con 38,5 di febbre, la malata immaginaria ha così scoperto che le «terapie domiciliari» consistono in farmaci inutili e costosi da assumere senza nemmeno una visita medica ma dopo una semplice videochiamata. Il manifesto ha potuto ascoltare la conversazione tra medico e paziente, durante la quale non è stato nemmeno richiesto di misurare in diretta la febbre: tutte le valutazioni sono state fatte sulla base delle informazioni riferite dal paziente stesso.

PER GUARIRE DAL COVID il dottore ha prescritto ben otto prodotti, tra farmaci e integratori: un antibiotico, un anti-infiammatorio, un anti-trombotico, un gastroprotettore, vitamine C e D, quercetina, melatonina.

«Nessuno di questi trattamenti ha alcuna prova di efficacia contro il Covid-19», spiega Armando Genazzani, uno dei massimi farmacologi italiani. Genazzani è membro della Commissione tecnico scientifica dell’Agenzia Italiana del Farmaco (Aifa) e del Comitato per i farmaci di uso umano, l’organo che autorizza o boccia i farmaci all’Agenzia Europea del Farmaco (Ema). «L’antibiotico agisce contro le infezioni batteriche e non ha alcun effetto contro il Covid-19, che nasce da un virus. E secondo tutti i test clinici non arreca beneficio né in termini di vite umane salvate né di accelerazione del processo di guarigione», spiega. «Usare antibiotici senza necessità però è dannoso perché aumenta l’antibioticoresistenza», cioè la crescente diffusione di batteri contro cui gli antibiotici si rivelano inefficaci.

«Il farmaco anti-trombotico – continua Genazzani – è inutile in un malato che non ha problemi specifici di coagulazione sanguigna o che non è immobilizzato per un lungo periodo. L’antinfiammatorio può aiutare a far passare la febbre o il mal di testa, ma va somministrato quando si ha il sintomo, non tre volte al giorno per più giorni come si legge nella ricetta. Il gastroprotettore, infine, serve a proteggere il paziente dagli effetti degli altri tre farmaci. Senza questi farmaci inutili, non servirebbe nemmeno il quarto».

Poi ci sono gli integratori. «La vitamina D è utile solo se c’è una carenza diagnosticata». L’idea che la vitamina D sia utile contro il Covid – spiega Genazzani – proviene da una osservazione scambiata per rapporto di causa ed effetto. La vitamina D cala nelle persone anziane, le stesse in cui il Covid può avere conseguenze gravi. Questo ha suggerito l’idea che a causare l’aggravamento del Covid sia la mancanza di vitamina D. «Ma è come dire che a provocare il Covid sia la presbiopia, visto che la maggior parte delle vittime anziane sono anche presbiti». La vitamina C non fa male, concede il farmacologo, ma con il Covid non c’entra molto. Sull’utilità della quercetina esistono solo simulazioni al computer che mostrerebbero la sua capacità di legarsi a una proteina funzionale alla replicazione del virus. Un po’ poco per dimostrarne una qualsivoglia efficacia clinica. Ma da allora è un boom per gli integratori che contengono la sostanza.

ANCHE I MEDICI di base prescrivono questi farmaci ai loro assistiti positivi al Covid, nonostante non siano nelle linee guida ufficiali. Ma nel caso dei medici del Comitato contattati via web il costo dei farmaci (circa 150 euro) è tutto a carico del malato.

Le ricette dispensate via web dunque si rivelano inutili o dannose dal punto di vista sanitario e dispendiose sul piano economico. Ma se il paziente supera il Covid senza troppe difficoltà – cosa che avviene nella grande maggioranza dei pazienti giovani e sani che si rivolgono al Comitato – il sollievo della guarigione li fa apparire efficaci agli occhi del malato.

I MEDICI DEL COMITATO di Grimaldi sono volontari e, fino a prova contraria, non ricavano alcun guadagno dall’assistenza prestata ai malati di Covid né dalle donazioni raccolte dal gruppo. L’unica che ne approfitta davvero è l’odiata «Big Pharma», cioè le case farmaceutiche che sulle prescrizioni facili hanno tutto da guadagnare.