Alfredo Cospito deve rimanere al 41-bis. Lo ha stabilito ieri il Tribunale di sorveglianza a cui gli avvocati del detenuto anarchico si erano appellati per interrompere il regime di carcere duro che gli è stato assegnato per quattro anni. Contemporaneamente, però, la Corte d’assise d’appello di Torino ha accolto la richiesta dei legali dell’uomo nel processo che lo vede imputato, dopo la riformulazione imposta dalla Cassazione, per «strage politica»: gli atti saranno trasmessi alla Consulta.

Si tratta del reato più grave tra quelli previsti dall’ordinamento penale italiano e non è stato utilizzato neanche per le stragi di piazza Fontana o via d’Amelio. Nel caso di Cospito si riferisce a un attentato senza morti, feriti, né danni rilevanti: due esplosioni fuori dalla caserma dei carabinieri a Fossano (Cuneo), il 2 giugno 2006, che secondo i difensori dell’uomo non possono essere equiparati a stragi che hanno causato decine di morti.

La procura generale ha chiesto l’ergastolo, ma adesso i giudici passano la palla alla Consulta: chiedono di intervenire sulla norma che impedisce di concedere l’attenuante del fatto di lieve entità se l’imputato è considerato recidivo. Cospito, infatti, è già stato condannato a 16 anni e 6 mesi per aver sparato alle gambe dell’ad di Ansaldo Nucleare Roberto Adinolfi. Fatto avvenuto nel 2012 a Genova.

La Corte torinese riconosce dunque che l’attentato contestato al militante anarchico, all’interno del processo «Scripta manent», va considerato di lieve entità. Peraltro, ricordano i giudici di Torino, analoga interpretazione era stata fornita dalle stesse procure nei processi precedenti. Se la Consulta accogliesse le eccezioni la pena potrebbe ridursi a un periodo compreso tra 21 e 24 anni di carcere.

Cospito, 55 anni, è in sciopero della fame nel carcere di Sassari dal 20 ottobre scorso. La protesta estrema è contro il regime del 41bis, in genere riservato ai mafiosi. Ha già perso molti chili e il suo stato di salute si sta deteriorando. «È determinato ad andare avanti – ha fatto sapere l’avvocato Flavio Rossi Albertini – Secondo il nostro medico, è arrivato al limite».

In solidarietà con l’uomo ci sono state manifestazioni e azioni di protesta e sabotaggio in diverse città italiane ed europee. Nel fine settimana sono stati danneggiati dei bancomat a Cagliari e Roma, dove nei quartieri di San Giovanni e Tuscolano sono stati incendiati anche dei cassonetti. Sulla sede della Lega di Sant’Ambrogio, in Val Di Susa, sono apparse delle scritte e a Bologna due ragazzi si sono arrampicati su una gru per srotolare uno striscione. Anche oltre il mondo anarchico ci sono state delle prese di posizione contro il carcere duro a Cospito, firmate da Luigi Manconi e Massimo Cacciari.