Il cancelliere Olaf Scholz apre ai controlli alle frontiere esterne dell’Ue. L’annuncio della svolta politica ieri al termine del summit con i governatori dei 16 Land che ha prodotto il primo accordo sui migranti dopo mesi di tensioni fra stato centrale e regioni.

«Vogliamo verificare se in futuro sarà possibile effettuare le procedure di asilo fuori dall’Europa, ovvero capire se lo status di protezione dei rifugiati potrà essere concesso anche nei paesi di transito o in stati terzi» è la nuova linea ufficiale della Germania, sempre più sul solco dell’Austria già da gennaio pronta a esternalizzare i controlli oltre i confini europei.

A Berlino il modello inglese – o meglio la «soluzione alla Meloni» come titola la stampa locale – serve anzitutto per risparmiare soldi: grazie all’accordo con i Land il governo prevede lo sgravio per gli enti locali di 3,5 miliardi di euro, mentre il governo Scholz studia il «ritocco» del welfare per rendere la Germania meno attrattiva per i migranti: nessun diritto all’assistenza sociale per i primi tre anni con l’attuale rimborso cash sostituito dal prossimo gennaio con la carta prepagata, come avviene in Francia. Va di pari passo con l’accelerazione delle procedure di asilo per chi ha le carte in regola: altra via per sbloccare la burocrazia attualmente intasata dalle 233.744 domande di asilo presentate nel mese di settembre.

Il governo centrale verserà ai Land 7.500 euro per ogni richiedente e si impegna a mantenere i controlli alle frontiere con Austria, Polonia, Repubblica Ceca e Svizzera. Tutto «ovviamente nel rispetto della Convenzione di Ginevra sui rifugiati e della Convenzione europea sui diritti umani» giurano a Berlino, compreso l’inedito piano di appalto esterno dell’asilo.