Contro il massacro del contratto, braccia incrociate nei supermarket
Commercio Sciopero riuscito, Federdistribuzione sminuisce. Le trattative sono in stallo da 23 mesi
Commercio Sciopero riuscito, Federdistribuzione sminuisce. Le trattative sono in stallo da 23 mesi
Giornata di mobilitazione ieri per i circa 500mila lavoratori della grande distribuzione, della distribuzione cooperativa e del commercio al dettaglio. Lo slogan delle manifestazioni è stato «Fuori Tutti»: da nord a sud, sugli striscioni si leggeva «Sotto costo sui prodotti, non sui lavoratori» e ancora «Diritti e dignità non in sconto». In ballo c’è il rinnovo del contratto nazionale di categoria, le trattative sono in stallo da 23 mesi. In mancanza di risposte, è già in programma una nuova giornata di mobilitazioni per il 19 dicembre, cioè il sabato che precede il Natale. Federdistribuzione è convinta che lo sciopero di ieri sia stato un flop, adesione media al 10% è il dato che diffondono: «I negozi sono rimasti aperti: su oltre 15mila punti vendita aderenti, solo una dozzina di piccoli supermercati ha dovuto chiudere». Per i sindacati Fisascat Cisl, Filcams Cgil e Uiltucs Uil la partecipazione invece è stata massiccia: «Oltre il 75%, con punte del 90%».
Federdistribuzione, spiegano i confederali, si rifiutata di corrispondere gli incrementi salariali, mentre le imprese aderenti a Confcommercio hanno già rinnovato il contratto. La proposta della grande distribuzione, incluso le coop, comporterebbe «un arretramento pesante sia a livello salariale che di diritti, in un settore che ha già buste paga piuttosto sgonfie». Tutte richieste molto pesanti quelle di Federdistribuzione: taglio delle retribuzioni; annullamento degli scatti di anzianità; negazione del passaggio dal quinto al quarto livello; eliminazione di 32 ore di permesso retribuito; blocco di tredicesima e quattordicesima ai fini del calcolo del Tfr; ritorno alle 40 ore di lavoro con una maggiore flessibilità gestita unilateralmente dalle aziende; parificazione delle domeniche alle altre giornate di lavoro; diminuzione del part time da 18 a 16 ore settimanali. Secondo i sindacati, le richieste sarebbero state dettate soprattutto dai gruppi commerciali e dalle cooperative con grande redditività. «Ribadiamo la nostra disponibilità a trattare sulla flessibilità organizzativa – spiega il segretario generale della Fisascat, Pierangelo Raineri – ma non cederemo sulla cancellazione degli istituti economici previsti dal contratto. Salario e welfare sono le priorità».
A Milano ieri presidi sono stati organizzati all’ingresso di grandi marchi in città e nei centri commerciali (Zara, Rinascente, Leroy Merlin, Ikea, Carrefour, Decathlon, Coin). A Bologna 3mila lavoratori in corteo, nei supermercati Coop l’adesione alla protesta è stata altissima (tra l’80 ed il 90%) con chiusure totali a Sasso Marconi, Saffi e Calderara. Braccia incrociate anche nell’hinterland bolognese nei punti vendita Ikea, Carrefour, Leroy Merlin e Pam. Adesione alta anche a Roma (70% in città con l’Ipercoop Casilino chiuso) e nel Lazio. Corteo a Bari, scioperi in Liguria, Umbria, Toscana e Sicilia. «La questione tocca da vicino anche il tema dello sviluppo – commenta il segretario generale della Cgil Lazio, Claudio Di Berardino -. Questo mancato rinnovo contrattuale non potrà che incidere negativamente sulla capacità di spesa delle persone e delle famiglie e quindi di riflesso sull’economia del territorio».
Destrutturare il contratto, sulla scia di Confindustria, significherebbe dare il via a nuove richieste di flessibilità, turni sempre più difficili da sopportare e da gestire. «La massiccia adesione dimostra quanto ormai il vaso è colmo» spiega Maria Grazia Gabrielli, segretario della Filcams. Sulla protesta di ieri è intervenuta anche la segretaria generale della Cisl, Annamaria Furlan: «Va subito rinnovato il contratto, per salvaguardare l’occupazione dando più spazio alla contrattazione integrativa, al welfare aziendale e ai sacrosanti aumenti salariali. Non c’è ripresa economica senza contratti e rispetto per i lavoratori».
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