Macron intermediario nella guerra tra Israele e Hamas? Più un wishful thinking che una realtà, un progetto costruito sulla sabbia di un’assenza di iniziative europee nel recente passato e presentato nella confusione di una proposta che dice di «ispirarsi» alla coalizione anti-Daesh (esistente dal 2014 in Iraq e Siria) per combattere il terrorismo di Hamas.

Il presidente francese, nel 18esimo giorno di guerra, dopo le visite più tempestive di Joe Biden, Rishi Sunak, Olaf Scholz e Giorgia Meloni, ha concluso ieri la visita con una tappa a Ramallah, in Cisgiordania – unico leader occidentale, dopo l’olandese Mark Rutte – dove ha incontrato il presidente dell’Autorità palestinese Abu Mazen, il quale ha chiesto un «cessate il fuoco totale, una protezione internazionale».

Con Abu Mazen a Ramallah (Ap)

Macron, che ha presentato le condoglianze per tutte le vittime («una vita palestinese vale una vita francese»), ha affermato che l’attacco di Hamas del 7 ottobre è stata una «tragedia» per Israele e una «catastrofe» per i palestinesi, «umanitaria e per la confusione di Hamas con l’insieme del popolo palestinese». In Israele, ha incontrato le famiglie degli ostaggi francesi o franco-israeliani (9 ostaggi e già 30 morti), poi il primo ministro Benjamin Netanyhau, il presidente Isaac Herzog, il ministro Benny Gantz e il capo dell’opposizione Yair Lapid. Ieri sera, Macron si è recato in Giordania, per un colloquio con il re Abdullah II. Oggi, forse, farà anche una tappa al Cairo.

In Israele, Macron ha portato il sostegno della Francia al suo diritto a difendersi: «I nostri due paesi legati dallo stesso lutto» causato dal terrorismo, ha detto, ma ha ricordato a Netanyhau, rimasto sordo, che «la sicurezza di Israele non può essere durevole senza un rilancio decisivo del processo di pace con i palestinesi».

Il presidente francese non ha chiesto un cessate il fuoco, ma si è limitato a perorare il «rispetto del diritto umanitario» nella reazione israeliana alla «pagina nera» dell’attacco del 7 ottobre, «una lotta senza tregua ma non senza regole». L’Eliseo spiega che la «coalizione internazionale contro Hamas» evocata da Macron significa attivare «cooperazioni che esistono nel quadro della coalizione internazionale contro l’Isis, per estenderne alcune e lottare contro altre minacce terroriste». Non è un invito a entrare nella guerra, ma a «combattere i gruppi terroristici senza allargare il conflitto»: Macron ha messo in guardia «contro tentazioni di aprire nuovi fronti», Iran, Hezbollah in Libano, Houthy in Yemen e «l’insieme delle fazioni che nella regione minacciano Israele».

Ma nella coalizione internazionale del 2014 di 86 paesi, c’erano anche dei paesi arabi (come Qatar o la Mauritania, che non hanno condannato l’attacco di Hamas), che oggi voltano le spalle alla proposta della Francia, paese contro il quale cresce una forte contestazione anche nelle opinioni pubbliche di questa area del mondo (Cisgiordania compresa).

Macron ha parlato di «diritto legittimo dei palestinesi a disporre di un territorio e di uno stato in pace e sicurezza a fianco di Israele, perché avrà accettato l’esistenza e la sicurezza di Israele come prima condizione».