Il sosia di Ace Frehley e quello di Pavarotti, e poi le radio che montano le postazioni negli store dei negozi, ragazzi e ragazze, signore impellicciate e altre un po’ più ageé che sgomitano per un selfie con la star. Sanremo si sveglia nel delirio festivaliero con le strade affollatissime, la stazione che catapulta ad ogni ora centinaia di turisti che si rincorrono e sgomitano per un taxi. E i metal detector ogni dove e soprattutto nelle vie adiacenti l’Ariston (l’allarme bomba lanciato lunedì sera a Villa Nobel ha quadruplicato le presenze della vigilanza). Anche la sala stampa torna alle origini: abbandonata per tre anni a causa delle restrizioni dettate dal Covid – era finita nei più angusti spazi del casinò – si riposiziona nel roof del teatro Ariston, dove a spiccare sono sempre più postazioni dei web magazine ma soprattutto le radio.È partita la gara con l’esibizione dei 30 artisti, scenografia futurista e il ritorno di Ibrahimovic

C’È SEMPRE l’eco degli strali meloniani – Sanremo ‘governativa’ – a cui si sottrae Amadeus che in conferenza stampa a una domanda specifica di Enrico Lucci di Striscia la notizia se si sentisse o meno antifascista, risponde senza esitare; «Antifascista« e poi intona insieme a Marco Mengoni che conduce insieme a lui la prima serata, Bella ciao. Festival come liturgia televisiva in cui insieme si affastellano il trash e la politica, le proteste e le confessioni personali che emergono nel corso delle conferenze stampa degli artisti. Alessandra Amoroso inaugura la serie delle confessioni, e torna a parlare in pubblico dopo un anno e mezzo raccontando la sua storia di ‘odio social’: «In questo ultimo anno e mezzo nella mia vita sono successe un po’ di cose e le ho volute scrivere», esordisce la cantante leccese, parlando della sua esperienza dopo essere stata vittima di odio social: «Sono stata sopraffatta dopo 15 anni di carriera – racconta – travolta da una valanga di odio, non parlo dei meme ma degli insulti molto gravi e delle minacce di morte quotidiane».

I COMMENTI subiti sui social li elenca uno per uno, poi spiega: «Mentre dentro soffrivo l’unica reazione che avevo nel mondo esterno era la rabbia, sono arrivata al punto che nemmeno io mi riconoscevo più. Mentre mi ritrovavo ad affrontare quell’odio social la cosa era andata oltre. Il giudizio si rifletteva su Alessandra cantante ma anche persona. Mi sono sentita messa all’angolo. Volevo solo isolarmi e scappare via ma dovevo ogni sera salire su un palco e trovare la carica per rispetto del mio pubblico, per chi lavora con me e per chi mi ha sempre sostenuta. Quando il tour e gli impegni sono finiti mi sono concessa finalmente di non stare bene, allontanarmi, riprendermi del tempo, per trovare un equilibrio». Di body shaming parla invece Big Mama: «Odio ogni forma di bullismo sottolinea – Non ho mai condiviso la gogna mediatica che si crea quando qualcuno entra nel mirino. E la cosa è amplificata quando si tratta di donne. Come cambiare questa cosa? non lo so, intanto faccio sentire la mia voce e spero possa aiutare». «Sono una donna – chiosa – che ha tanto dire» e il mio messaggio è «che credere in se stessi salva la vita». Secondo l’artista «la vittoria di quest’anno è far vedere le donne unite. Per me sarebbe un sogno un podio di tutte donne e non parlo di me. Sogno di vedere tante donne insieme che si abbracciano e piangono».
Intanto il festival numero settantaquattro apre le danze con la serata in cui tutti e 30 gli artisti porteranno sul palco i loro brani. Apre la fanfara dei Carabinieri, a seguire la presentazione di Marco Mengoni e dopo la sigla, Amadeus. Primi tre artisti in gara: Clara, San Giovanni e Fiorella Mannoia (applauditissima), a seguire (a sorpresa) il ritorno di Ibrahimovic e via via gli altri ventisette. Fino a notte fonda.

AGGIORNAMENTO:

Piedi scalzi, presenza scenica e vocalità – al solito – importante: Fiorella Mannoia con Mariposa e la sua onda sudamericana, conquista la platea. I La Sad fondono rap e trap e con Autodistruttivo lanciano un appello contro i suicidi .  E a fine esibizione tre persone salgono sul palco alle spalle del trio, che sostiene Telefono Amico, con cartelli che recitano: ‘Non siete voi, sono io’, ‘Non so perché lo faccio’, ‘Io so solo che non voglio più soffrire’. Poi il cartello viene girato e su tutti la stessa frase: ‘Non parlarne è 1 suicidio’. Dopo Marco Mengoni che ripropone – emozionato – Due vite, il vincitore della passata edizione, arriva Ghali con Casa mia tra rap, trap e disco, un brano che cresce nel finale. Poderosa (vocalmente) la performance di Irama, più incerto Sangiorgi dei Negramaro va detto su un brano impegnativo e tra i più interessanti, Ricominciamo tutto, che cresce nel finale. Atmosfere da eurofestival con Annalisa, tastierone anni ottanta e il solito ritornello post disco per Sinceramente. Pazza è l’autobiografico pezzo che riporta in gara Loredana Bertè in gran forma, schitarrata rock e poi un arrangiamento elettronico su cui si esalta la sua voce calda.  Fiorello gioca con l’intelligenza artificiale, si avventura sul palco fingendosi ‘fake’ Fiorello e poi riappare sullo schermo alle spalle di Amadeus per farsi portare via.  Nella lunga maratona spiccano l’omaggio disco dei The Kolors, Un ragazzo, una ragazza e La noia, cumbia dalle contaminazioni dance che sembra già una delle favorite del festival – Angelina Mango – porta in gara, Big Mama incalzante e Diodato, Ti muovinon ha la potenza di Fai rumore ma possiede eleganza e un ottimo arrangiamento.