Nicolas Sarkozy è stato condannato ieri alla pena massima di un anno di carcere per aver sfondato il tetto delle spese legali nella campagna elettorale del 2012 e per essere stato a conoscenza dei conti truccati della società Bygmalion che organizzava i comizi elettorali. Il tribunale di Parigi ha concesso all’ex presidente la possibilità di scontare la pena a casa, con il braccialetto elettronico. Ma l’applicazione della pena è sospesa, perché Sarkozy ha fatto appello. Nel marzo scorso, Sarkozy era già stato condannato a tre anni di carcere (due con la condizionale) per “corruzione” e “traffico di influenza” nel caso delle intercettazioni illegali e del tentativo di corrompere un giudice. Anche in questo caso l’appello è stato sospensivo della pena.

In Francia, Sarkozy è il primo ex presidente ad essere condannato per un reato commesso mentre era in carica: difatti, nel 2012 aveva speso 42,8 milioni di euro nella speranza di essere rieletto (senza successo: era stato sconfitto da François Hollande). La sentenza è più severa di quanto richiesto dall’accusa, sia per Sarkozy che per gli altri 13 coimputati, condannati a pene tra i 2 e i 3 anni e mezzo. Per il tribunale, Sarkozy «ha continuato a organizzare dei comizi elettorali», anche se era stato «avvertito per iscritto dei rischi di superamento del limite di spesa legale». E, in quanto presidente in carica che aveva già fatto campagne elettorali, «aveva esperienza».

La sentenza viene letta anche come un avvertimento a tutta la classe politica. Negli ultimi anni, l’elettorato richiede sempre più trasparenza e non è più disposto a perdonare gli scarti, come era ancora successo fino all’epoca di Jacques Chirac, primo ex presidente ad essere condannato (nel 2011, a 2 anni con la condizionale), per lo scandalo degli impieghi fittizi al comune di Parigi, negli anni in cui era sindaco (il nome di Chirac è stato fatto anche in altri casi di corruzione e di soldi al partito).

La destra difende il suo leader e denuncia un accanimento giudiziario: «Un grande presidente, sono fiera di aver fatto parte del suo governo» per Valérie Pécresse, che mira alla candidatura di Lr alle presidenziali, «ribadisco la mia amicizia e stima» ha detto Xavier Bertrad, anche lui in corsa per l’investitura a destra. «Viva la giustizia indipendente che non teme i potenti», ha affermato il segretario dei Verdi, Julien Bayou.