Anche in Russia hanno iniziato a fare le prime stime di quali saranno le conseguenze economiche dell’uragano di Covid-19. Secondo uno studio realizzato dall’Agenzia delle entrate le perdite potrebbero ammontare intorno ai 250 miliardi di dollari al cambio attuale, mentre la ricaduta occupazionale sarebbe nell’ordine di circa 11 milioni di disoccupati che si aggiungerebbero ai quattro già esistenti.

Tradotto in Pil un -4% che si accompagnerebbe a una dinamica di stagflazione: l’inflazione prevista infatti dovrebbero essere intorno al 7%. I più colpiti: l’intero settore dei servizi con una riduzione del fatturato del 77,5%, l’abbigliamento (-52,7%), le attività nel campo della cultura e dello sport (-46,1%).

Mercoledì Mosca è piombata nel caos dopo l’introduzione generalizzata di codici Qr usa e getta che autorizzano le persone alla circolazione. Il tentativo di fare uno screening completo da parte della polizia di tutte le 1,8 milioni persone che si erano procurate in un modo o nell’altro il codice-lasciapassare alla circolazione ha creato pericolosi assembramenti e file alle stazioni del metrò. Gli automobilisti invece hanno dovuto sorbirsi molte ore di code sulle circonvallazioni della città.

La soluzione ora trovata (controlli selettivi) non sembra risolvere il problema: ieri i contagi sono stati 3.500, in costante incremento dall’inizio della quarantena e il timore per la tenuta del sistema sanitario della capitale inizia a serpeggiare anche tra i più zelanti funzionari dell’amministrazione di Sergey Sobyanin.

In realtà il numero di codici per la circolazione giornaliera emessi mercoledì ha messo in luce che le attività produttive, anche quelle non indispensabili, a Mosca non si sono mai fermate veramente. Il lockdown rischia di mettere in ginocchio il piccolo commercio nel settore della ristorazione, alberghiero e dell’abbigliamento.

Putin è tornato a promettere loro un versamento di circa 150 euro (12.100 rubli) per il bimestre aprile-maggio per ogni dipendente, ma è chiaro che si tratta di un bonus assai modesto e senza effetti sul lavoro nero, vero grande polmone dell’economia russa.

La criticità della situazione è denunciata anche da Provsoizny Virus (Il sindacato del virus), un network fondato all’inizio della crisi sanitaria da un gruppo di attivisti della sinistra moscovita che opera principalmente attraverso app e social. Gli attivisti del sindacato digitale si impegnano a fornire linee guida ai lavoratori licenziati che chiedono assistenza, smistandoli poi alle strutture dell’ispettorato del lavoro.

Il lavoro dell’unione non si ferma però al patronato ma svolge anche opera di controinformazione: «Alcuni datori di lavoro, come le catene La moda e Wildberries – denuncia un attivista del sindacato – hanno iniziato a vendere maschere e antisettici. Sebbene questi articoli siano solo una piccola parte delle loro vendite, gli danno il diritto di rimanere aperte durante la quarantena».