Dimettersi dalle liste ormai non può, non gli resta che smettere di fare iniziative e chiudersi in uno sdegnato silenzio. È finita così la campagna per le europee di Pippo Civati, per ora. L’ex deputato Pd, fondatore di Possibile poi di Liberi e uguali, aveva deciso di correre per la lista Europa Verde. Un matrimonio celebrato per il rotto della cuffia quando, alla vigilia del deposito dei simboli, Italia in comune (e cioè Pizzarotti e soci) aveva improvvisamente voltato le spalle ai Verdi per convolare con +Europa. «La mia è una candidatura di servizio», aveva avvertito Civati. Anche perché dalla mancata rielezione ha un nuovo mestiere: è l’anima di People, casa editrice e agenzia di comunicazione che in questi giorni, come altri editori di sinistra, ha avuto il suo da fare per contestare la presenza di Altaforte, l’editrice vicina a Casapound, alla Fiera del Libro di Torino.

Ironia della sorte, l’antifascista Civati si è ritrovato in lista con due militanti di Fronte Verde, organizzazione ambientalista sedicente «né di destra né di sinistra» ma che ha come presidente Vincenzo Galizia, ex missino verace. Lo rivela Il Foglio. Imbarazzo fra i Verdi. Civati chiede spiegazioni, non le ottiene. «I valori costituzionali e l’antifascismo vengono prima di tutto», tuona allora su facebook. «Non potendo cancellare il mio nome dalla lista, sospendo ogni attività della campagna elettorale e mi ritiro in buon ordine».
Ieri pomeriggio il colpetto di scena. Le due signore in questione, Giuliana Farinaro candidata nella circoscrizione Sud ed Elvira Maria Vernengo per la circoscrizione Isole, negano tutto: «La cultura fascista non ci appartiene né ci è mai appartenuta», giurano, «Ci sentiamo da sempre vicine alle idee e alle battaglie storicamente degli ecologisti e della sinistra», «Ciò che stupisce è che né da parte di Civati, né di altri esponenti a lui vicini, ci sia stata una presa di contatto diretta con noi, per chiarire ogni malinteso e fugare ogni dubbio».

Dunque malinteso chiarito e dubbio fugato? No. Perché da Possibile fanno notare che appena letto l’articolo del Foglio l’autodifesa dei Verdi era di ben altro tenore: smentita qualsiasi sbandata a destra, i due portavoce Elena Grandi e Matteo Badiali ammettevano il fattaccio: «Abbiamo appreso che Fronte Verde appoggia i seguenti candidati organici con l’organizzazione, presenti nelle nostre liste: Giuliana Farinaro ed Elvira Maria Vernengo; per noi, con effetto immediato, sono fuori dalla lista e li invitiamo a dimettersi».Insomma in casa verde si ammetteva che i voti dell’associazione erano in ballo e non profumavano.

La storia finisce così, non fra gli applausi: Civati resta fuori e ce l’ha con i Verdi: «Ci avevano detto altro. Hanno cambiato versione. Non ci spiegano le cose». I Verdi replicano: «I candidati cui fa riferimento Civati, proposti da ex M5S, hanno aderito al nostro progetto in quanto ecologisti e non in quanto membri di Fronte Verde», che però suona come un’ammissione di colpa. Ma quanto all’accusa di aver intortato gli alleati, quella no: «Le liste sono state concordate e decise da un gruppo di coordinamento formato dai massimi esponenti dei Verdi e di Possibile».