Sono 50 le persone rimaste senza casa in seguito a un’incursione israeliana a Umm al-Kheir, un villaggio del sud della Cisgiordania. I soldati israeliani sono arrivati nelle colline di Masafer Yatta durante la mattinata di mercoledì 26 giugno e, accompagnati dai bulldozer, hanno distrutto circa un terzo dell’infrastruttura del paese.

«Non è la prima volta che lo fanno – racconta al Guardian Eid Suleiman, un residente – ma questa volta sono venuti senza dirlo al nostro avvocato. Non abbiamo avuto il tempo di raccogliere i nostri effetti personali». Oltre alle 11 abitazioni demolite, sono stati presi di mira un generatore di elettricità, pannelli solari e cisterne d’acqua. Anche i terreni agricoli, la vegetazione e le recinzioni, essenziali per la comunità che è per lo più costituita da pastori, sono stati danneggiati.

UMM AL-KHEIR si trova nel 60% della Cisgiordania che è interamente controllata da Israele, nota anche come Area C. I palestinesi che abitano in questa zona sono sottoposti al maggior numero di demolizioni: secondo i dati dell’Unione europea, più dell’80% delle 953 strutture distrutte nei territori occupati nel 2022 erano nell’Area C. Ciò accade perché i permessi edilizi – necessari per i palestinesi che vogliono edificare nell’area – sono quasi impossibili da ottenere, lasciando i residenti senza altra possibilità che costruire senza permessi.

Nello stesso giorno degli attacchi a Umm al-Kheir, l’occupazione israeliana ha abbattuto altre sei case a Gerico, nei dintorni di Ramallah e a Gerusalemme Est. L’attivista Hagit Ofran del gruppo di advocacy Peace Now rivela al Guardian di aver registrato una conversazione in cui il ministro delle finanze Bezalel Smotrich afferma che le demolizioni in Cisgiordania non accadono per far rispettare la legge ma per servire «obiettivi geopolitici e strategici». Secondo Ofran, lo scopo è quello di eradicare i palestinesi dall’Area C.

Intanto, il governo israeliano continua imperterrito nell’espansione del suo regime di apartheid in Cisgiordania. La proposta del ministro di estrema destra Smotrich di far riconoscere cinque avamposti come insediamenti formali è stata approvata il 27 giugno. Gli avamposti – situati nei dintorni di Nablus, Ramallah, Betlemme e Hebron – erano stati occupati dai coloni israeliani senza previa autorizzazione del governo e, come spesso succede, giovedì sono stati formalizzati a distanza di pochi anni. Ciò accade nonostante la presenza di colonie israeliane in Cisgiordania e a Gerusalemme Est sia illegale secondo il diritto internazionale.

LA DECISIONE è accompagnata da una serie di colpi sferrati contro l’Autorità palestinese, che ha visto alcuni dei suoi poteri civili sull’Area B delle Cisgiordania trasferiti a Israele. Il leader del partito laburista israeliano Yair Golan sostiene che queste misure costituiscono una «annessione de facto» della Cisgiordania.

Dopo il 7 ottobre 2023, la violenza dei coloni e dei soldati israeliani contro gli abitanti della Cisgiordania si è notevolmente intensificata. Giovedì 27 giugno Kobi Snitz, un cittadino israeliano, statunitense e canadese, stava per accompagnare dei pastori palestinesi a pascolare per disincentivare i coloni ad attaccarli.

Prima di raggiungerli, Snitz è stato assaltato da tre coloni nelle colline di Masafer Yatta, che lo hanno brutalmente picchiato e rubato il telefono. Due di loro sono probabilmente coinvolti in altri pestaggi contro palestinesi. Il gruppo di soldati presente nei dintorni ha lasciato l’area durante il pestaggio, mentre altri militari arrivati successivamente hanno temporaneamente detenuto i coloni, per poi rilasciarli una volta visto che erano israeliani.