È stata una pesante tegola per il presidente Boric la bocciatura da parte della Camera dei deputati, mercoledì scorso, del progetto di riforma tributaria, una delle riforme chiave per finanziare il programma con cui era stato eletto. Tanto più pesante in quanto avvenuta per un soffio: bastava la metà più uno dei voti dei 147 deputati presenti, ma ne sono arrivati soltanto 73. E se è vero che il governo potrebbe riprovarci al Senato, è assai probabile che, in assenza di una maggioranza alla Camera alta, rinuncerà al tentativo, puntando invece a ripresentare la riforma fra un anno.

NELLA SCONFITTA del governo, il quale avrebbe voluto celebrare domani in ben altro modo il primo anniversario della presidenza Boric, ci ha messo lo zampino anche l’ex presidente Sebastián Piñera, riapparso due giorni prima dopo un lungo periodo di assenza proprio per compattare il voto delle destre: «Pretendere di aumentare le imposte nel quadro di un’economia in stagnazione incapace di generare lavoro sarebbe un errore clamoroso», ha sentenziato.
Da qui la parola d’ordine: impedire al governo di raccogliere 10 miliardi di dollari in quattro anni, pari al 3,6% del Pil, con cui tener fede a una serie di promesse elettorali: in particolare l’aumento delle pensioni, per farsi carico, secondo le parole di Boric, delle «tremende disuguaglianze che hanno pregiudicato soprattutto le donne nel corso della storia», ma anche la riduzione delle liste di attesa negli ospedali e maggiori fondi per le regioni e i municipi. «Ora abbiamo un problema: come finanzieremo i diritti sociali che esige la cittadinanza?», si è chiesto il deputato del Frente Amplio Diego Ibáñez, invitando la destra a essere «empatica». Come chiedere alla volpe di provare compassione per le galline.

«È EVIDENTE che alcuni preferiscono veder fallire il programma di governo piuttosto che destinare maggiori risorse alle pensioni dei cileni», ha denunciato la ministra segretaria generale del governo Camila Vallejo. E molto duro è stato anche il ministro delle Finanze Mario Marcel: «Sono sicuro che a festeggiare saranno gli evasori fiscali e i lobbisti che fino all’ultimo hanno fatto pressione sui parlamentari».
Che la destra fosse contraria, del resto, si sapeva già: la tassa sui patrimoni superiori a 4,9 milioni di dollari – uno degli aspetti centrali della riforma, insieme alle misure contro l’evasione e l’elusione e a benefici e incentivi per i contribuenti – era risultata subito indigesta al settore imprenditoriale, che, al solito, aveva parlato di un grave colpo agli investimenti e al risparmio. E ciò malgrado il fatto che il prelievo fiscale in Cile sia più basso rispetto a quello in paesi con un reddito pro-capite simile.

È IN QUESTO QUADRO non certo esaltante che ha preso il via, nel disinteresse massimo e nella sfiducia più totale della popolazione, la campagna per l’elezione, il prossimo 7 maggio, dei 50 membri del Consiglio costituzionale, l’organismo incaricato di redigere una nuova Costituzione, dopo la bocciatura, al referendum del 4 settembre scorso, di quella elaborata dalla Convenzione costituzionale che tante speranze aveva suscitato inizialmente nel Paese.

La legittimità democratica del nuovo processo, tuttavia, appare ridotta ai minimi termini: il nuovo organismo, infatti, dovrà limitarsi a discutere e approvare la bozza elaborata da una commissione di 24 esperti designati dal Congresso, 12 donne e 12 uomini in maggioranza giuristi, che si è già messa a lavoro lunedì scorso, dopo una «sobria» cerimonia, sotto la guida di un’avvocata del centro-sinistra, Verónica Undurraga, affiancata da un costituzionalista vicino a Piñera, Sebastián Soto. E sempre lunedì è entrato in funzione anche il Comitato tecnico di ammissibilità, composto da altri 14 esperti, a cui spetta il compito – la ciliegina sulla torta – di individuare, articolo per articolo, eventuali contraddizioni con le basi istituzionali fissate nell’Accordo per il Cile: 12 paletti concordati dai partiti che mantengono l’essenziale della Costituzione di Pinochet, riguardo sia al modello economico che al sistema politico.