Ironia della sorte, sono stati soprattutto i media legati alla destra a pompare il risultato del riconteggio dei morti di Covid effettuato dall’Istituto Nazionale di Statistica. Quotidiani e tv che hanno prima smentito che il virus rappresentasse un reale pericolo e poi, negando l’evidenza, hanno definito eccessive le misure di contenimento adottate dal governo Sánchez, ora accusano Psoe e Podemos di aver nascosto il numero reale di vittime della pandemia. «Gli spagnoli non meritano un governo che nasconde la verità. Le famiglie meritano rispetto e verità» ha denunciato in un tweet Pablo Casado, leader del Partido Popular, il maggiore partito dell’opposizione di destra.

All’origine della polemica il conteggio dell’istituto di statistica, l’equivalente spagnolo dell’Istat, che ha reso noto un numero di morti causati dal Covid più alto di circa 30 mila unità rispetto ai conteggi finora realizzati dal ministero della Sanità di Madrid sulla base dei dati comunicati dalle Comunità Autonome.

L’Instituto Nacional de Estadística ha recentemente ricalcolato il numero dei decessi provocati nel paese dalla pandemia includendo, sulla base di una direttiva dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, non solo i casi accertati attraverso un test molecolare ma anche quelli considerati probabili sulla base di quanto attestato nei certificati di morte, in seguito ai risultati di esami clinici o allo sviluppo di sintomi caratteristici del coronavirus.

Comprensibilmente, stando alla ricostruzione dell’Ine, il divario maggiore si registra nei primi mesi di quest’anno, quando le strutture sanitarie e i laboratori di analisi non erano preparati a individuare sistematicamente i contagiati. Molte persone morivano nelle proprie case, oltre che negli ospedali o nelle residenze per anziani, senza che fosse possibile realizzare un test Pcr.

E così se fino ad ora il conteggio ufficiale del ministero della Salute parlava di 27.127 vittime del Covid tra gennaio e maggio, il ricalcolo dell’Ine porta la cifra a 45.684 decessi.

L’Ine ha rivisto al rialzo anche i numeri della seconda ondata, da luglio a dicembre, portando il bilancio da 16.700 e 26.900. In totale, secondo l’ente statistico spagnolo, il numero complessivo di persone decedute a causa del SarsCov2 ammonterebbe finora a ben 76 mila persone.

Ovviamente i decessi attribuiti al Covid solo dall’esame di quanto attestato da cartelle cliniche e certificati di morte rimangono «probabili». Ma la tendenza rilevata dall’Ine è in linea con quanto risulta dal confronto tra la mortalità generale del 2020 e quella media dei cinque anni precedenti, che evidenzia ovunque una forte crescita soprattutto in corrispondenza dei due picchi registrati nei mesi di marzo-aprile e poi a novembre e dicembre, in controtendenza rispetto al calo registrato nelle prime otto settimane del 2020. Ad esempio si calcola che, da gennaio a maggio di quest’anno, il Regno di Spagna abbia registrato ben 43.537 decessi in più (+23,2%) rispetto allo stesso periodo del 2019.

Ovviamente non tutto l’eccesso di mortalità generale, rilevato dalla stessa Ine, è riconducibile al Covid, ma include una serie di decessi causati dai ritardi nelle cure di altre patologie dovuti al collasso del sistema sanitario, o da patologie non trattate tempestivamente perché chi ne soffriva si è tenuto alla larga dai nosocomi per timore del contagio. Anche in Spagna il sistema sanitario pubblico ha cancellato o rimandato di mesi esami e visite «salvavita». Lo stesso Ine rileva infatti che nei primi cinque mesi del 2020 sono aumentati sensibilmente anche i decessi causati dal diabete, dall’ipertensione, dai tumori e dalle cardiopatie.

Polemiche a parte, i conteggi realizzati finora dal ministero della Sanità di Madrid – che pure più volte ha dovuto aggiornare al rialzo il suo bilancio negli ultimi mesi – rimangono, almeno per ora, quelli ufficiali, come d’altronde accade in altri paesi. Ma difficilmente Pedro Sánchez e il ministro della Salute Salvador Illa potranno esimersi dal tener conto delle rilevazioni dell’Ine.