Si riparte dalla piazza. «Con fischietti, pentole e altri oggetti per farci sentire». Il Coordinamento Torino Pride ha convocato «tutte e tutti coloro che hanno chiesto per mesi di non fare alcun passo indietro sulla legge contro l’omo-lesbo-bi-transfobia, la misoginia e l’abilismo» e che «il Parlamento ha tradito» con la bocciatura del ddl Zan. L’appuntamento è per questo pomeriggio, ore 16, in piazza Carignano, luogo simbolo del centro di Torino e sede del primo Parlamento dell’Italia unita.

IL TITOLO DEL PRESIDIO è forte: «Ci avete sulla coscienza». Ed è il frutto di tutta l’indignazione provocata dal voto (segreto) di mercoledì in Senato. «La manifestazione nasce come un grande segno di protesta – racconta Alessandro Battaglia, coordinatore del Torino Pride –, scendiamo in piazza insieme a oltre 40 città italiane che non vogliono nascondersi e si sono unite simultaneamente nelle ultime ore. Quello che è successo è una vergogna, perché si è privato il Paese di una legge che aspettiamo da 25 anni, che ci chiede l’Ue da moltissimo tempo e che avrebbe tutelato molte persone in difficoltà. I senatori non ci hanno nemmeno messo la faccia, oltre alla segretezza del voto hanno evitato di discutere gli articoli nella plenaria. Non hanno capito che potevano aiutare le persone e hanno fatto prevalere giochi politici». La delusione è totale: «Qui, sono in ballo le vite delle persone», sottolinea Battaglia.

Il sit-in torinese vuole segnare il punto, dire «noi ci siamo», spiegare ai cittadini quello che è successo a Palazzo Madama e, soprattutto, fare movimento, al di là di un Parlamento considerato «fuori dalla storia». E sul futuro: «Gli spazi sottratti ce li prenderemo, ci faremo sentire e sarà solo l’inizio», sintetizza il coordinatore del Torino Pride. «Lasciamo a loro i voti segreti, le mediazioni fatte sulle nostre ferite e gli applausi a favore delle discriminazioni. Noi continueremo a occuparci dei dati gravi e allarmanti sulle violenze e sulle discriminazioni nei confronti delle persone della comunità Lgbtqia+ negli ultimi mesi».

IN PIAZZA A TORINO ci sarà anche il neo-sindaco Stefano Lo Russo, che aveva definito quanto accaduto nell’aula di Palazzo Madama «un brutto segnale della politica», sottolineando che «tutelare tutte e tutti dovrebbe essere un terreno di confronto ma con lo scopo condiviso di garantire una parte della comunità ancora troppe volte esposta alla violenza e alla discriminazione». Ci sarà Chiara Foglietta, assessora alla Transizione ecologica e digitale, innovazione, mobilità e trasporti. E ci sarà Jacopo Rosatelli, assessore alle Politiche sociali, diritti, pari opportunità, co-portavoce di Sinistra ecologista, che del tema vuole occuparsi da subito. Quella di oggi è la sua prima uscita pubblica. «Sono contento – precisa Rosatelli – dell’immediata reazione del mondo associazionistico dal quale, tra l’altro, provengo. Il Paese deve mostrare di essere molto più avanti della maggioranza in Parlamento.

LA VERGOGNA dell’affossamento del ddl deve essere uno stimolo a fare di più nell’azione amministrativa. Come città attueremo tutte le politiche di contrasto a omotransfobia, abilismo e misoginia, questioni bene affrontate dalla legge Zan. Ed è un buon segnale che si apra ora una mobilitazione per i diritti che, per contrastare il colpo basso parlamentare, abbia l’obiettivo di ottenere molto altro rispetto a ciò che è contenuto nel ddl: matrimonio egualitario, riconoscimento di figli omogenitoriali. C’è bisogno che l’Italia sia livello degli altri Paesi europei. Quel che è accaduto in Senato – conclude Rosatelli – è stata una strumentalizzazione politica, legata magari ad altri equilibri, giocata sulla pelle delle persone. Una pagina vergognosa».