Gli ispettori dell’Agenzia internazionale per l’energia atomica che dal 26 aprile sono presenti a Chernobyl per verificare i danni causati dall’occupazione russa stanno raccogliendo le prime considerazioni sulla situazione delle centrali nucleari ucraine.

E L’AIEA sta verificando anche la notizia secondo cui il 16 aprile un missile sarebbe stato diretto sopra la centrale di South Ukraine: «Se confermata, sarebbe estremamente grave. Se un missile, anche impazzito, fosse diretto verso la centrale, avrebbe potuto avere un grave impatto sull’integrità della centrale portando ad un potenziale incidente nucleare», ha rimarcato il direttore Mariano Grossi.

Intanto da un primo rapporto si evince che «sulla base della valutazione di tutti i parametri di sicurezza a disposizione dell’Aiea fino ad oggi, non è stata riscontrata alcuna indicazione sull’utilizzo delle materie nucleari dichiarate che possa dar luogo a preoccupazioni riguardo una proliferazione nucleare».

La centrale di Chernobyl ha nel suo interno quattro reattori completamente spenti e due che, all’atto dell’incidente il 26 aprile 1986, erano in fase di costruzione.

CIÒ CHE RIMANE del reattore numero 4, assieme al corium ormai raffreddato, ma ancora radioattivo, è oggi sepolto in un contenitore di cemento a sua volta coperto dal 2017 da una struttura che lo protegge dalle intemperie, il Nuovo confinamento di sicurezza costato circa un miliardo di dollari pagato per la maggior parte con i fondi dell’Unione europea.

Le barre di combustibile esausto sono conservate in una piscina di stoccaggio in attesa di essere trasferite in un deposito interno dove verranno custodite per circa 100 anni. Il processo di spostamento delle barre dalle piscine al deposito a lunga durata era iniziato pochi mesi prima l’invasione russa, ma proprio a causa della guerra era stato sospeso.

La squadra dell’Aiea ha già controllato l’integrità delle strutture in previsione della ripresa del trasferimento delle circa 18mila barre ancora immerse nella piscina.

COME GIÀ INDICATO nei comunicati precedenti, l’Agenzia internazionale ha ribadito che durante il blackout elettrico avvenuto il 9 marzo e che aveva messo in allarme l’Europa preoccupata che la mancanza di riciclo dell’acqua di raffreddamento nella piscina di stoccaggio potesse essere fonte di rilasci radioattivi, non ha invece influito sulla sicurezza dell’impianto.

Dai dati a disposizione e dalle visite effettuate in questi giorni, si è confermato che la quantità di acqua nelle piscine era più che sufficiente per contenere il decadimento radioattivo delle barre, le più giovani delle quali hanno ormai 22 anni e quindi presentano un rilascio radioattivo molto basso, anche in caso di blackout prolungato di più giorni.

All’interno della Zona di esclusione è stato inoltre costruito un Deposito centrale per barre di combustibile nucleare spento che, una volta approvato e registrato dagli organi competenti, servirà da ricovero per le scorie provenienti dai reattori da tre delle quattro centrali ucraine (South Ukraine, Rivne e Khmelnytskyy).

I TECNICI UCRAINI, coadiuvati dagli esperti dell’Aiea dovranno anche ripristinare il Sistema internazionale informativo di monitoraggio delle radiazioni, l’intera rete di monitoraggio automatico dei livelli di radioattività sull’intera area contaminata che, dal 24 febbraio, ha smesso di funzionare non inviando più in remoto i valori agli uffici centrali di Vienna.

È invece stato riattivato immediatamente il sistema di camere di sorveglianza che registra in continuo 24 ore su 24 l’intera zona in cui sono conservati i rifiuti radioattivi (piscine e depositi a secco compresi) e che invia in tempo reale le immagini direttamente a Vienna.

In questo modo gli ispettori dell’Aiea possono controllare che nessuna manomissione sia fatta senza che questa venga notificata all’agenzia.

A Chernobyl questo sistema di sorveglianza era stato interrotto il 27 febbraio, ma dalle ispezioni effettuate il 26 e il 27 aprile non sono state registrate variazioni o mancanze di materiali nucleari.

IL 27 APRILE, gli esperti dell’Agenzia internazionale per l’energia atomica hanno comunque già iniziato a rilevare i livelli di radioattività nelle zone considerate più a rischio e indicate dalle autorità ucraine come le aree dove i soldati russi avrebbero assorbito radiazioni tali da subire effetti di sindrome di radiazione acuta o, come ha ripetuto il ministro dell’Energia German Galushchenko, «tali da non lasciare loro più di un anno di vita».

È in queste zone, al limite della Foresta Rossa, che l’esercito di Mosca ha effettuato spianamenti del terreno.

LE MISURAZIONI effettuate dall’organismo internazionale a 10 centimetri e a un metro dal suolo, ha rilevato livelli di radioattività compresi tra 0,2 e 0,75 microSievert per ora, pari a 1,7-6,6 mSv/anno, dalle 3 alle 5 volte superiori alla dose rilevata sulla vicina strada di passaggio, ma perfettamente in linea con la dose naturale assorbita annualmente da ciascuno di noi (la radioattività naturale media in Italia è di circa 3 mSv/anno con punte di 8-10 mSv/anno nell’Italia centrale a causa del terreno tufaceo).

Vengono quindi definitivamente smontate le notizie rilasciate e più volte rilanciate dalle autorità ucraine secondo cui numerosi militari russi avrebbero assorbito quantità tali di radionuclidi da porre la loro vita a rischio in tempi brevi se non addirittura immediati.