Le guerre sono un «controsenso della creazione» e vengono alimentate dalle armi, che sottraggono risorse all’istruzione. Il Mediterraneo è diventato un «grande cimitero dei migranti», in fuga dai «lager della Libia». Il sistema economico «sta uccidendo Madre Terra». La Chiesa cattolica è malata di «clericalismo».

NON SONO NUOVI i temi affrontati da papa Francesco nell’intervista rilasciata a Fabio Fazio e trasmessa domenica sera a Che tempo che fa. Inedito è stato però il contesto: un programma di intrattenimento andato in onda sulla televisione di Stato, non sulla rete “ammiraglia” Rai1 ma su Rai3 che, anche se non è più «TeleKabul», mantiene fama di canale progressista. I precedenti furono diversi: papa Wojtyla telefonò a Bruno Vespa durante Porta a porta, papa Ratzinger rispose alle domande di A sua immagine, trasmissione religiosa di Rai2.

Quella di Bergoglio è stata un’intervista protetta, registrata nel pomeriggio, opportunamente montata – come dimostrato dalle inquadrature dell’orologio al polso del papa che segnava le 17 e, pochi minuti dopo, le 17.30 – e mandata poi in onda alle 20.40. In un contenitore predisposto da Fazio che sicuramente non brillava per senso di laicità: dall’introduzione in cui alcuni giornalisti esprimevano la propria opinione su Francesco (fra gli altri Massimo Giannini, direttore de La Stampa: «Un santo degli uomini tra i lupi»; e Carlo Verdelli, direttore di Oggi: «Un grande uomo solo»); al continuo intercalare di Fazio «santo padre» (che non è uno degli appellativi canonici del pontefice); fino alle domande, depurate di quelle sui temi più scottanti ma di grande attualità, e quindi giornalisticamente rilevanti, dalla questione pedofilia al tema dell’omosessualità e dell’eutanasia.

Certo è che in prima serata (8 milioni di telespettatori, picco di share al 25%), Francesco ha fatto affermazioni piuttosto nette su importanti argomenti sociali, politici e anche ecclesiali.

«QUELLO CHE si fa con i migranti è criminale», ha detto il papa, che poi ha di fatto liquidato il memorandum Italia-Libia: in Libia ci sono dei «lager, uso questa parola sul serio, lager, lager dei trafficanti. Cosa soffrono nelle mani dei trafficanti coloro che vogliono fuggire!». Se riescono a evadere, «rischiano per attraversare il Mediterraneo. E poi – a proposito delle politiche dei respingimenti –, alcune volte, sono respinti, per qualcuno che ha la responsabilità locale e dice: “No, qui non vengono”. Ci sono queste navi (delle Ong, ndr) che girano cercando un porto: “No, che tornino e che muoiano sul mare”. Questo succede oggi».

È UNA QUESTIONE POLITICA, ribadisce Bergoglio: «Ogni Paese deve dire quanti migranti può accogliere. Questo è un problema di politica interna che deve essere pensato bene e dire: “Io posso fino a questo numero”. E gli altri? Ma c’è l’Unione europea, mettersi d’accordo: “Io posso tanti, tanti, tanti”, così si fa l’equilibrio, ma in comunione», senza lasciare la responsabilità solo a «Spagna e Italia, i due Paesi più vicini». Per il pontefice, più che buonismo è «realismo», visto il «calo demografico» che investe molti Paesi: «Un migrante integrato aiuta quel Paese. Dobbiamo pensare intelligentemente alla politica migratoria, una politica continentale. È una responsabilità nostra. Il fatto che il Mediterraneo sia oggi il cimitero più grande d’Europa ci deve far pensare».

POI LA GUERRA, «meccanismo di distruzione» e strumento di «potere», messa al «primo posto» rispetto alle persone. La «vendita delle armi: pensa che con un anno senza fare armi, si potrebbe dare da mangiare ed educazione a tutto il mondo, in modo gratuito». E la sottomissione dell’ambiente alle esigenze del mercato, come dimostra la «deforestazione», che «significa meno ossigeno, cambiamento climatico, morte della biodiversità, significa uccidere la Madre Terra e non avere quel rapporto che hanno i popoli aborigeni, i popoli originari con la Terra, che loro chiamano “il buon vivere”, cioè il vivere in armonia con la Terra».

SULLA CHIESA cattolica, Francesco ribadisce la propria idea: il «male più grande è la mondanità spirituale», una «Chiesa mondana» in cui «cresce il clericalismo», «una perversione» che «porta a posizioni ideologicamente rigide» che «prendono il posto del Vangelo».

Le reazioni nella Chiesa? Pieno consenso, ovviamente, da parte di molti, soprattutto i settori progressisti e più impegnati nel sociale. Forte dissenso dall’ala conservatrice, per la quale il pontefice che va da Fazio desacralizza il papato. Ma anche rilievi più equilibrati, come quello di Luis Badilla, direttore del Sismografo (sito di informazione indipendente, ben accreditato in Vaticano) che sente «odore di papolatria».