Almeno duemila persone hanno manifestato ieri pomeriggio per le strade del quartiere romano di Centocelle per esprimere la loro solidarietà alle vittime del rogo che quattro giorni ha a ucciso tre sorelle di una famiglia rom che dormiva in un camper nel parcheggio di un centro commerciale. Il corteo era aperto dallo striscione «Francesca, Elizabeth, Angelica nostre sorelle», tenuto dalle donne del quartiere.
La città che ha deciso di farsi carico di questa strage è dunque scesa in piazza. C’erano i partiti della sinistra (da Campo Progressista a Sinistra Italiana, passando per Rifondazione comunista), c’erano i sindacati di base e i movimenti di lotta per la casa. Ma c’erano soprattutto gli abitanti di Centocelle che hanno voluto dire la loro a prescindere dalla verità giudiziaria, perché oltre le ipotesi indagatorie c’è il dato di fatto della povertà estrema e della barbarie che da essa può scaturire.

«Non si può morire e non si può vivere così» è un altro degli slogan ricorrenti. Luca «Militant A», cantante dello storico gruppo rap Assalti Frontali e residente in zona, ha spiegato che nei giorni scorsi 700 bambini hanno portato fiori in memoria delle vittime.

«Casa e lavoro, altro che decoro» e «Siamo tutte ROMane», si leggeva nei cartelli disseminati lungo il fiume di persone, che ha visto protagoniste le diverse associazioni di un quartiere ad alto tasso di attivismo sociale ed impegno culturale. Il Comune di Roma ha annunciato di voler dichiarare una giornata di lutto cittadino, ma dopo la vistosa assenza alla veglia di preghiera di Sant’Egidio due giorni fa non si è visto nessuno neanche ieri.
Dove latitano le istituzioni si vedono le forme di partecipazione del territorio: i cori, le palestre popolari, le biblioteche autogestite, i centri sociali e i collettivi di donne e di precari. C’era l’Anpi, che ha un circolo storico in un quartiere che ha ospitato eventi fondamentali della guerra di liberazione e che da ha poco avviato l’iter per ricevere la medaglia d’oro della Resistenza.

Uno striscione retto da giovanissimi studenti affermava senza mezzi termini che chiunque sia stato a dar fuoco al camper della famiglia Halilovic è un «infame». I manifestanti hanno piantato tre alberi sul luogo del decesso, con una targa con su scritto «Piazza Francesca, Elizabeth e Angelica Halilovic, 4, 8, 20 anni sorelle, vittime dell’odio e dell’indifferenza». Chiedono che lo slargo sia intitolato alle tre giovani vittime.
Intanto continuano le indagini per risalire al responsabile materiale dell’incendio del camper. Gli investigatori ormai da giorni sostengono di cercare una persona precisa. Il sospettato sarebbe stato immortalato dalle telecamere mentre lancia la bottiglia incendiaria.
Sono stati passati al setaccio i campi rom, ma il sospettato potrebbe avere già lasciato la città, dunque le ricerche sono estese anche fuori dalla capitale. Non si esclude, inoltre, che possa aver agito con la complicità di altre persone: si parla di due uomini.